«Io non giudico, cosa mi interessa a me?». A Castelvetrano, cittadina di neanche 30mila anime nel Trapanese, ma soprattutto cittadina natia del super-boss Matteo Messina Denaro, non tutti accolgono con entusiasmo l’arresto del latitante numero uno d’Italia. Trent’ anni di indagini e quel che ne consegue. Sì, è vero: gli studenti scendono in piazza, assieme ai professori e agli esponenti dell’associazione Libera. È vero: quella è la manifestazione più spontanea che c’è e, probabilmente, anche la più vera. «La Sicilia non è Cosa nostra», urlano. Però poi ci sono i residenti, fermati per strada, dalle truppe di giornalisti che in questi giorni affollano l’is cattola: «È una vittoria ai minimi termini dello Stato», si fa scappare qualcuno.
«Se è un bene o un male che lo abbiano arrestato?», si chiede un altro. «È stato un errore, ci hanno mangiato tutti per trent’ anni e ora non è più buono?», dice fuori dai denti un signore con la giacca scura e una berretta in testa. Parole che non ti aspetti, ovvio, e a cui risponde a tono il regista Pif (suo La mafia uccide solo d’estate) nel corso della trasmissione di Rai3 Cartabianca. Un “vaffa”, in…