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Samp persino alla pari con l'Atalanta per 30', ma senza gol è inutile – Liguriasport

Neppure Il gol della staffa ha alleviato i dolori morali della Sud, trasferitasi in massa al Gewiss Stadium. In realtà Lorenzo Malagrida, diciannovenne di belle speranze, una palla l’ha buttata dentro verso il fischio finale, ma il suo compagno Quagliarella, che di anni ne conta più del doppio, era in fuorigioco nell’avvio dell’azione. Quella rete non avrebbe cambiato il futuro, sempre più fosco, della Sampdoria, ma se non altro avrebbe prodotto una piccola inversione di tendenza.

I blucerchiati hanno giocato alla pari della lanciatissima Atalanta per oltre mezz’ora, e mister Gasperini nel dopo-match lo ha riconosciuto, ammettendo le difficoltà incontrate dai suoi. Quella condotta di gara aveva aperto il cuore alla speranza, ma si è tramutata soltanto negli elogi postumi del clan bergamasco. E con le dichiarazioni di apprezzamento non si corrobora la classifica. Servono punti, e per conquistarli generalmente bisogna infilare la sfera nel sacco: pratica che per gli avanti blucerchiati equivale ad una lezione universitaria di quantistica per chi si è fermato alla quinta elementare.

Quando non segni durante il tuo periodo migliore, cosa puoi pretendere? Anche a Bergamo come la settimana prima contro l’Udinese, la Samp ha costruito le sue brave chances offensive, sciupandole tutte per una buona dose di jella ma anche per la carente qualità di certi giocatori ai quali la serie A, forse, sta larghissima.

Era doveroso trarre profitto di un approccio imperfetto dei nerazzurri orobici. Così non è successo, e quando la Dea ha innestato un’altra marcia si è fatta notte fonda. Purtroppo, in casa Samp appena l’avversario passa a condurre, il match finisce agli archivi. I dati di prolificità sono terribili e si riflettono in una prima linea impalpabile, quasi assente, con un Gabbiadini che si limita a giocherellare a quaranta metri dall’area ed un Lammers che, di fronte alla squadra detentrice del suo cartellino, ha dato pienissima ragione a chi lo aveva scartato.

Nel buio dell’ennesima prestazione vuota di sostanza è giusto segnalare la conferma delle preclare doti di Winks, predicatore nel deserto, e l’ennesima dignitosa recita di Rincon, uno che non si arrende mai. Il resto è parso poca cosa: pessimo l’attacco, ma anche la difesa non è stata esente da errori. In occasione del primo gol, la sfera ha ballonzolato dentro o ai limiti dell’area doriana per un tempo infinito, senza essere mai allontanata perentoriamente. E sul cross vincente, Maehle ha potuto inzuccare indisturbato.

Peggiore la dinamica del raddoppio. Lookman pareva disponesse di un motorino, ma Murru è rimasto impalato ad osservare l’accelerata dell’avversario senza neppure provare ad inseguirlo. Vero che mancava il titolare Colley, ma un interrogativo è d’obbligo: quali sono le condizioni attuali di Murillo se Stankovic gli preferisce il sardo, un esterno, letteralmente disastroso (Napoli docet…) in copertura?

La dirigenza, senza un euro da spendere, cerca di correre ai ripari e ha identificato nel veronese, ex genoano Gunter il rinforzo per una retroguardia povera anche a livello numerico: meglio di niente. Certo, dal mercato dovrebbero giungere ben altri rinforzi. Cuisance, centrocampista francese, è in dirittura d’arrivo, ma ha le caratteristiche giuste? Forse può giostrare sull’esterno rilevando Leris quando si tratta di attaccare, ma c’è il timore che si riveli null’altroche un doppione di Djuricic – altra delusione in terra lombarda – e di Sabiri, sempre più oggetto misterioso.

Intanto, la data fatidica del 2 febbraio (ultima chiamata per gli azionisti) e quella ancor più delicata del 16 (scadenze economiche da onorare) si avvicinano senza che si sblocchi la faccenda societaria. Servono soldi freschi e la banca disposta all’ennesimo prestito chiede ai dirigenti almeno di raccattare qualche milioncino autonomamente, alienando quei pochi “gioielli” rimasti. Il futuro è nero come la pece e a questo punto la prospettiva di finire sparati in serie B non è neppure la meno augurabile.

PIERLUIGI GAMBINO

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