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Ed arrivò un bambino, Geo Barents – Liguria24

Dè Andrè

“Ed arrivò un bambino con le mani in tasca e un oceano verde dietro le spalle, disse: «Vorrei sapere quanto è grande il verde, quanto è bello il mare»”.
Perché da dove arriva lui – troppo lontano dietro le sue esili spalle e che ormai, dopo questo doloroso interminabile amaro viaggio, può raggiungere soltanto con il ricordo – il verde è un concetto astratto, e la terra, riarsa dal sole, è secca, come secchi sono i seni delle madri.
Il mare, pensa, è qualcosa di infinito e spaventoso, pronto a inghiottire tutto e tutti; perché mi hanno mentito? È tutto tranne che bello.
Da dove arriva lui, di bello, c’è la luce del sole.
Ci sono i tramonti, che a guardarli ti incantano gli occhi, ti entrano nel sangue e nel cuore.
Ci sono i sorrisi dei bambini, pieni di niente, eppure esplodono in meravigliose risate argentine che scaldano il cuore.
Ci sono gli anziani, che poi così anziani non sono. Si occupano di tutto, lì al villaggio, rispettati e apprezzati. E quando non sono più in grado di prestare l’aiuto e il conforto come hanno sempre fatto, sono loro a essere aiutati e confortati, in un circolo d’affetto praticamente infinito, perché amore chiama amore.
Ci sono gli animali, quelli da compagnia e da nutrimento, e quelli da temere.
Ci sono strade dissestate, e percorrerle è sempre un viaggio avventuroso.
Alberi giganteschi che fanno ombra ma non proteggono dal caldo, quel caldo che ti entra in ogni poro e l’acqua per una doccia è un miraggio.
Ci sono i laghi, enormi abbeveratoi per ogni specie animale, ma che nella stagione calda scompaiono.
Ci sono le piogge, torrenziali, che invadono le capanne, creano fiumi, interrompono i rapporti tra i villaggi e intere famiglie si trovano prigioniere di una lontananza abissale ma che dissetano tutti e tutto.
E c’è il deserto, una distesa infinita di sabbia gialla e rossa, e le dune si muovono, e ogni volta non è mai uguale a sé stesso.
Ci sono gli odori, anche la luce là ha un odore, e si sentono nell’aria le presenze degli animali, dei corpi sudati, delle spezie per insaporire il poco cibo.
Ci sono i canti, i balli, i ritmi, i colori…
Ma c’è il dolore di dover scappare da tutto questo. C’è la voglia di vivere, di non trascinare la vita, in un futuro colmo di incognite ma con qualche speranza, che là, da dove è dovuto fuggire, non c’è.
Quella speranza ha messo le ali alle gracili gambette di un bambino, quella curiosità che lo muove perché gli hanno detto che il mare può essere anche bello, e vuole vederlo in tutto il suo splendore, non solo nella terribile potenza dei suoi flutti mortali.
Sa di avere il diritto di un approdo sicuro, di un’esistenza in cui non si muore di fame o di diarrea.
Sa di essere un bambino uguale a tutti i bambini del mondo.
Ed arrivò, qui, sul molo, un bambino, con le mani in tasca e un oceano verde dietro le spalle, disse: “Vorrei sapere quanto è grande il verde, quanto è bello il mare”.

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