uno-0-0-blessiniano-col-pisa,-forzato-da-un'ottima-difesa-ospite-–-liguriasport

Uno 0-0 blessiniano col Pisa, forzato da un'ottima difesa ospite – Liguriasport

Il successo sul Pisa è svanito per una questione di centimetri – infinitesimale il fuorigioco di Bani che ha preceduto l’incornata vincente – ma non si può imprecare più di tanto verso il destino, che in altre circostanze ha strizzato l’occhio al Grifo. Certo, solo i rossoblù hanno provato a vincere la partita, ma un plauso va ai toscani, che in fase di copertura sono apparsi vicini alla perfezione.

Come ripetuto frequentemente, il Genoa, anche nell’edizione gilardiniana, non ha la forza per ammazzare il campionato. Probabilmente vanta l’organico più munito della categoria, ma non è privo di lacune strutturali. Il difetto primario è la carenza numerica di bocche da fuoco, che si riverbera nel bottino di segnature sinora registrato, davvero esiguo se rapportato alle ambizioni di società e squadra. Dieci formazioni hanno segnato più del Grifone: ecco il dato che – rafforzato dal pari ad occhiali di sabato – delinea i limiti di un team difensivamente competitivo e, dopo l’avvento del tecnico biellese, organizzato tatticamente a sufficienza per puntare in alto.

Genoa CFC.it

Il taccuino di marca genoana comprende una sola opportunità sino all’intervallo, con deviazione sbilenca di Puscas e successiva conclusione di Coda sul volto del rumeno: davvero poca cosa per una compagine che ha comandato il match.

Nella ripresa ecco due palloni – di Coda e Aramu – sibilati ad un palmo dal palo e il succitato gol annullato al capitano. Non una produzione intensiva di palle gol, ed è doveroso riconoscere che i ragazzoni in nerazzurro, tutti atleti dall’1 e 85 in su, hanno eretto una fortezza difficilmente superabile, in specie dopo l’espulsione di Marin a metà della ripresa. Non è un caso che gli uomini di D’Angelo raccattino punti contro qualsiasi avversario: non sono neppure loro una macchina da gol, ma hanno le armi – fisiche, atletiche e tattiche – per opporre un’efficace resistenza.

Le scelte iniziali di Gilardino si prestano a commenti di ogni tipo. Passi l’utilizzo contemporaneo di Coda e Puscas, i due goleador di Benevento, ma chi, alle loro spalle, era in grado di supportarli? Non certo i terzini Hefti e Criscito assai limitati nella metà campo avversaria, e neppure Badelj, Strootman e Frendrup, robusti in fase di filtro ed efficaci nel possesso palla ma ahinoi alquanto lenti, macchinosi, prevedibili e privi di fantasia, cambio di passo, dribbling e pure capacità balistiche. Dietro di loro non uno bensì tre difensori, che si sono pure prodigati nel tentativo di appoggiare la fase di costruzione, ma disponendo di ben altre caratteristiche.

Nella ripresa, con l’innesto di Gudmundsson e Aramu e il calo atletico dei toscani, la manovra rossoblù è parsa meno asfittica, ma senza toccare livelli di particolare pericolosità, neppure quando gli ospiti sono rimasti in dieci. Contro certe Maginot era arduo trovare l’incornata vincente sui cross e sui corner e non sempre i triangoli palla a terra potevano riuscire in una selva di gambe. Forse, sarebbe servito qualche tiratore dalla lunga, ma questa soluzione non è nelle corde dei genoani di qualsiasi reparto: ecco un’altra lacuna non trascurabile.

Genoa CFC.it

Così, pur con ben altra padronanza di gioco e con più ordine tattico, il Genoa ha ripetuto pari pari il risultato più frequente nelle gare casalinghe dell’era Blessin. Merito del Pisa, giusto rimarcarlo, ma non solo. E non si può solo parlare di casualità, di semplice inciampo. In altre circostanze la rete vincente è giunta in zona Cesarini, dopo sforzi pazzeschi e in tutto il campionato si contano solo due successi con scarto doppio, peraltro maturato nei minuti conclusivi.

Le antagoniste nella corsa verso la promozione non sembra dispongano della robustezza del Grifo, ma vanno a rete con ben altra frequenza e ogni tanto gratificano i propri fans con una roboante goleada. Beninteso, inanellando una serie di 1-0 e non perdendo mai ci si può trovare ugualmente in serie A, ma quest’anemia offensiva – più marcata nei match casalinghi – condanna i giocatori e anche i supporters rossoblù ad un cammino perennemente sofferto, col rischio che i pari ad occhiali si rivelino troppi per poter fare festa.

L’ingaggio dell’ultimo arrivato Dragus, subito in campo seppur per una manciata di minuti, potrebbe essere un medicinale contro la sterilità, e simile discorso vale per l’altro fresco acquisto, il cavallo di ritorno Salcedo, altro attaccante dotato di rapidità ed estro, e qualità che più mancano nella rosa rossoblù. Dovrebbe anche giungere last minute un laterale più intraprendente in fase di spinta: scelta provvidenziale per non lasciare al solo Sabelli (sabato scorso squalificato) la metà campo avversaria.

Occorrerebbe pure una mezzala in grado di arrecare insidie agli antagonisti, ma da quest’orecchio la dirigenza non ci sente. Così si procederà alternando tutti quei centrocampisti con caratteristiche in carta carbone: in là con gli anni, privi di spunto in velocità, incapaci di crearsi l’opportunità di tirare da fuori. Gente di elevato livello e di fulgida carriera, per carità, ma in una squadra ben assortita ne basterebbe uno.

                               PIERLUIGI GAMBINO

Related Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *