Roma, 25 mar – Se c’è un Paese che viene spesso usato come esempio su tutto quello che non va in Africa, questo è la Repubblica Democratica del Congo. Ed effettivamente i problemi ci sono e sono anche parecchio gravi.
Nel nord-est della nazione, bande di guerriglieri lottano tra loro per il controllo di importanti materie prime e sono responsabili di crimini abominevoli nei confronti delle inermi popolazioni locali che non spesso non hanno altra scelta che scappare e cercare rifugio nei Paesi vicini. Nelle zone minerarie molti bambini lavorano in condizioni disumane e se questo non fosse abbastanza l’alto tasso di inflazione sta riducendo il già basso potere d’acquisto delle famiglie, con la corruzione dilaga come un cancro che distrugge le istituzioni.

Perché per la Repubblica Democratica del Congo non tutto è perduto

In simili circostanze sarebbe facile pensare alla Repubblica Democratica del Congo come a un Paese senza speranza. Eppure anche lì è possibile trovare segali di speranza per il futuro. Di recente una delegazione del Fondo Monetario Internazionale si è recata a Kinshasa per valutare l’andamento delle riforme da esso suggerite come condizione per fornire prestiti per aiutare la Rdc a superare la drammatica situazione economica. Incredibilmente, le valutazioni sono state possibile. Certo, spesso ciò che è buono per il Fmi non lo è davvero per i Paesi del terzo mondo, anzi, ma osservando bene i dati in questo caso lo scenario potrebbe essere davvero interessante.

Nonostante il deficit nella bilancia dei pagamenti, la Banca centrale di Kinshasa ha riserve di valuta pregiata pari a 4,6 miliardi di dollari, superiori di 300 milioni rispetto alle previsioni. Elemento che sicuramente aiuterà la Repubblica Democratica del Congo a pagare le sue importazioni.
Emergono poi importanti sforzi per combattere l’atavica corruzione, per migliorare il sistema fiscale e per rendere i contratti minerari più trasparenti.
Grazie alla crescita del settore minerario nel 2023, la Rdc avrà inoltre una crescita del Pil dell’8%, collocandola tra le nazione con la crescita più alta al mondo.

Giuseppe De Santis

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