28 Mar 2023 16:30 – di Paolo Lami
Parigi non consegnerà al nostro Paese i terroristi rossi che hanno trovato riparo Oltralpe grazie alla famosa dottrina Mitterand sfuggendo alla giustizia italiana giacché la Cassazione francese ha detto oggi no, in maniera definitiva, alla richiesta dell’Italia rifiutando l’estradizione dei 10 sovversivi di cui il nostro Paese pretendeva la restituzione per far scontare loro la pena.
E’ la stessa Corte suprema ad annunciare di aver respinto “tutti i ricorsi presentati dal Procuratore” contro la decisione della Corte di Appello di Parigi che a fine giugno aveva deciso che il no alla richiesta dell’Italia.
Non avrà giustizia, dunque, Luigi Calabresi, giacché l’ex-esponente di Lotta Continua, Giorgio Pietrostefani, tra i fondatori dell’organizzazione, ottantenne e da tempo malato, condannato a 22 anni come uno dei mandanti dell’omicidio del commissario, potrà restare tranquillamente in libertà in Francia beffandosi dell’Italia.
Non sconteranno la pena a cui sono stati condannati neanche sei ex-militanti delle Brigate rosse.
Parliamo, per esempio, di Giovanni Alimonti, sessantotto anni, che deve ancora scontare 11 anni per banda armata e associazione terroristica.
Poi c’è la sessantottenne Roberta Cappelli che ha una condanna all’ergastolo per associazione con finalità di terrorismo, concorso in rapina aggravata, concorso in omicidio aggravato, attentato all’incolumità in relazione a tre omicidi avvenuti a Roma: quello del generale dei carabinieri, Enrico Galvaligi, ucciso l’ultimo dell’anno del 1980, quello dell’agente di polizia Michele Granato, ammazzato il 9 settembre 1979 e quello e del vice questore Sebastiano Vinci, colpito a morte il 19 giugno 1981.
Anche Marina Petrella che ha 69 anni e che deve scontare l’ergastolo per l’omicidio del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi – come la Cappelli – oltre alle condanne per il sequestro del giudice Giovanni D’Urso, avvenuto a Roma il 12 dicembre del 1980, e dell’assessore regionale della Democrazia Cristiana, Ciro Cirillo, avvenuto a Torre del Greco il 27 aprile del 1981 e nel quale furono uccisi due membri della scorta, oltreché per l’attentato al vice questore Nicola Simone, resterà in libertà in Francia.
Ancora. Nel pattuglione di terroristi rossi protetti dalla Francia c’è Sergio Tornaghi, 65 anni, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Renato Briano, Direttore generale della Ercole Marelli. E c’è il 62enne Maurizio Di Marzio. Che deve scontare 5 anni per tentato sequestro dell’ex-dirigente della Digos di Roma, Nicola Simone.
Altro beneficiato della decisione dei giudici francesi è Enzo Calvitti, 68 anni, che deve scontare 18 anni, 7 mesi e 25 giorni e 4 anni di libertà vigilata per i reati di associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo e ricettazione di armi: era stato condannato per concorso morale nell’omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra, avvenuto il 14 maggio 1977, durante una manifestazione della sinistra extraparlamentare a Milano.
Un altro terrorista rosso che non sconterà la condanna comminata dai giudici italiani è l’ex-militante di Autonomia Operaia, Raffaele Ventura, 71 anni, condannato a 20 anni per concorso morale anche lui per l’omicidio del vicebrigadiere Custra.
Salvo dall’estradizione grazie ai giudici francesi anche il 75enne Luigi Bergamin, ex-militante dei Pac, i Proletari armati per il comunismo, che deve scontare una condanna a 25 anni per associazione sovversiva, banda armata e concorso in omicidio come ideatore dell’omicidio del maresciallo Antonio Santoro, capo degli agenti di polizia penitenziaria ucciso a Udine il 6 giugno 1978 da Cesare Battisti.
L’ultimo graziato dalla Francia è l’ex-membro dei Nuclei armati contropotere territoriale, Narciso Manenti, 66 anni, che ha una condanna all’ergastolo per l’omicidio aggravato dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, assassinato a Bergamo il 13 marzo 1979.
La Corte di Cassazione, è scritto nella decisione, “rigetta i ricorsi presentati dal Procuratore generale presso la Corte di Appello di Parigi contro le decisioni della Corte d’Appello, ritenendo sufficienti le motivazioni addotte dai giudici, che rientrano nella loro sovrana discrezionalità. Quindi il parere è sfavorevole alle domande di estradizioni” nei confronti dei dieci ex-terroristi italiani.
I terroristi rossi italiani, ricorda la Corte di Cassazione, sono stati giudicati colpevoli, tra il 1983 e il 1995, dalla giustizia italiana, di attentati terroristici, eversione dell’ordine democratico e omicidio aggravato, commessi in Italia, tra il 1972 e il 1982, durante gli “anni di piombo“.
Di queste dieci persone che vivono in Francia, le autorità italiane hanno chiesto la loro estradizione nel 2020 per poter scontare la pena in Italia.
La Corte d’Appello, nel 2022, ricorda la Corte di Cassazione, “si è pronunciata sfavorevolmente su tali richieste di estradizione, ritenendo che diversi ricorrenti sono stati giudicati in contumacia (essendo fuggiti dall’Italia, ndr), senza aver avuto la possibilità di difendersi in un nuovo processo, la legge italiana non offrendo questa garanzia; la quasi totalità dei richiedenti hanno vissuto in Francia per circa 25-40 anni, un paese in cui hanno una situazione familiare stabile, sono inseriti professionalmente e socialmente, senza più nessun legame con l’Italia, cosicché la loro estradizione causerebbe un danno sproporzionato al loro diritto a rispetto della vita privata e familiare“.
Un diritto alla vita che, a quanto pare, secondo i giudici francesi, le vittime di questi terroristi rossi assassini non hanno.
La richiesta di estradizione dell’Italia era stata accolta con favore anche dal governo francese e dal presidente della Repubblica, Emmanuel Macron. Che il 30 giugno 2022 aveva auspicato che gli ex-militanti potessero essere giudicati sul suolo italiano preannunciando il ricorso alla Cassazione dopo il no della Corte di Appello.
“E’ il rispetto che dobbiamo alle famiglie delle vittime e alla nazione italiana” aveva affermato il capo di Stato francese riprendendo gli argomenti che, nell’aprile 2021, lo avevano portato a fare arrestare i dieci ex-terroristi rossi italiani.
Macron aveva ribadito, all’epoca, la “volontà politica di sostenere la domanda di estradizione del governo italiano, conformemente a quella che è sempre stata la politica della Francia, ovvero rifiutare l’estradizione solo delle persone non implicate in crimini di sangue. Nella fattispecie, le persone di cui stiamo parlando sono state implicate in crimini di sangue e quindi meritano di essere giudicate sul suolo italiano“.
Una posizione, questa, in linea con la cosiddetta dottrina Mitterrand che era stata introdotta in Francia negli anni Ottanta dall’allora presidente socialista francese, François Mitterrand e che comunque non fu mai delimitata e concretizzata in nessun tipo di legge.
La dottrina, secondo alcuni, prevedeva che in caso di acclarati crimini di sangue la Francia avrebbe concesso l’estradizione mentre in caso contrario non l’avrebbe concessa.
Ma questa interpretazione è stata contestata dai legali degli ex-terroristi italiani.
Anche il ministro della giustizia francese, Eric Dupond-Moretti, si è sempre dichiarato a favore dell’estradizione degli ex terroristi italiani: “Avremmo accettato che uno degli autori del Bataclan (il riferimento è all’attentato terroristico di matrice islamica del 13 novembre 2015 che fece 90 morti nella sala di concerto, ndr) andasse a vivere 40 anni in Italia? – si è chiesto e ha chiesto alla Francia. – Questi hanno le mani sporche di sangue. Non ho remore”.
Ma, poi, il 9 giugno 2022 la Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello aveva emesso parere sfavorevole alla procedura di estradizione richiamandosi agli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Che fanno riferimento alle sentenze in contumacia e al rispetto della vita privata e famigliare.
Il lungo iter giudiziario aveva preso avvio dopo la storica decisione del 22 aprile 2021 del governo di Parigi di trasmettere ai giudici francesi le domande di consegna dell’Italia. Ora definitivamente respinte.