21 Gen 2023 20:59 – di Eugenia Battisti
“Non ho mai minimamente pensato di dimettermi”. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio gela le malelingue e mette a tacere le ricostruzioni fantasiose, ultima quella de il Foglio, che spiffera presunte dimissioni dietro le quinte. Il Guardasigilli, invece, non si muove da largo Arenula. “In primo luogo perché con la premier siamo in perfetta sintonia“.
Nordio: non ho mai pensato un attimo di dimettermi
Poi – aggiunge – perché le critiche, “soprattutto quelle espresse in modo scomposto ed eccentrico, sono uno stimolo a proseguire. E infine – incalza Nordio – perché la mia risoluzione sulla giustizia è passata con 100 voti contro 50 al Senato. E con la stessa percentuale alla Camera, con una standing ovation anche da una parte dell’opposizione”. Conclusione: “Le voci sulle nostre divisioni interne sono manifestamente smentite dai voti“.
Le malelingue e il Foglio sono servite: con Giorgia ottimo rapporto
Campione di boatos il Foglio diretto da Cerasa. Che oggi sfodera un pezzo dal titolo “Nordio isolato confida: “Posso lasciare”. Calenda: “FdI è giustizialista”. Carmelo Caruso punge. O vorrebbe pungere. “Nordio è un campione della Meloni o un ministro fastidioso? I quotidiani raccolgono firme contro di lui, parte della maggioranza lo tratta come un naïf”. Vero? Sembrerebbe proprio di no. Le uniche critiche provengono da opposizioni a giorni alterne garantiste e manettare. Ossessionate dal primo governo di destra della storia repubblicana, pericoloso per la tenuta della democrazia, neanche a dirlo. E, peggio ancora, capace, veloce e ben visto dalla cancellerie europee.
Ministro isolato? Ma se anche l’opposizione lo applaude
Il Foglio prosegue riportando un virgolettato dell’azzurro Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera. “Bisognerebbe essere all’altezza della sapienza giuridica di Nordio. E riflettere sulla straordinaria opportunità che ha questa maggioranza ad avere un ministro della Giustizia come lui”. Eppure – si dice – il ministro della Giustizia potrebbe presto lasciare l’incarico. Lo avrebbe – sempre secondo i foglianti – confidato ad altre figure istituzionali (“Se non sono accettato posso tornare alle mie letture”). Ma è il diretto interessato a spiazzare tutti. Forte del feeling con il premier, che ben conosceva le sue opinioni sulle intercettazioni, sulla civiltà giuridica e sul resto. E si è battuta come un leone per averlo candidato. Oggi è lui a smentire direttamente le Cassandre: con Giorgia il feeling è immutato e dal dicastero non intende muoversi.