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“Matilda the Musical”: Dai palchi del West End a Netflix, com’è il nuovo adattamento rispetto all’amatissimo “Matilda 6 mitica” degli anni ‘90?

Il grande successo teatrale di Tim Minchin, Matilda the Musical è cresciuto — o meglio, è diventato un musical omonimo, che mette in scena rivoltanti ragazzini che si ribellano, una famosa torta al cioccolato, e la direttrice più formidabile di tutta la narrativa.

A descrivere il nuovo film musical si corre il rischio di dilungarsi in un eccesso di parole, un po’ come nei testi straordinariamente brillanti di Minchin. Matilda the Musical è un adattamento per Netflix del musical del West End londinese, già vincitore del premio Lawrence Olivier, basato sul romanzo per bambini di Roald Dahl del 1988. Lo stesso libro aveva ispirato l’amatissimo film di Danny De Vito del 1996, Matilda 6 mitica, e a quel film ci si è chiaramente rifatti per i personaggi e l’estetica del nuovo film musical. (Ci torniamo tra un attimo). L’adattamento per Netflix è stato affidato a mani esperte: Dennis Kelly, autore dello spettacolo teatrale, e Matthew Warchus, che ne è stato regista, hanno creato la versione filmata tratta dallo spettacolo teatrale della Royal Shakespeare Company.

Che differenza c’è tra lo spettacolo teatrale e Matilda di Netflix?

Alcuni film tratti da musical come In the Heights (Sognando a New York) e West Side Story hanno alzato il livello per quanto riguarda le trasposizioni sul grande schermo di spettacoli teatrali. Matilda coglie alcune splendide opportunità, ma forse le manca una cosa piuttosto importante.

Warchus e Kelly sfruttano tutta la loro abilità scenica nei grandi momenti corali, come l’apertura “Miracle”, dai toni albicocca e azzurro acqua, e nel gran finale, sgargiante ed esplosivo, (e che ora spopola su TikTok), “Revolting Children”. “School Song”, uno dei maggiori successi della versione teatrale, incredibilmente brillante, è caratterizzata da una coreografia pulita eseguita dal giovane cast, che corre all’unisono verso la macchina da presa durante le zoomate nei corridoi e traduce l’eccezionale sequenza dell’alfabeto della versione teatrale in una carrellata lungo le porte delle aule della scuola. Se la versione filmata del musical presenta alcune sequenze fantasiose riuscite, “When I Grow Up”, il pezzo forte dello spettacolo teatrale che inaugura il secondo atto, non riceve il trattamento che avrebbe meritato, per essere un numero corale così straordinariamente ispirato. Dove sono le altalene? Le altalene! Senza di loro, si perde qualcosa di speciale.

I fan riconosceranno alcuni dei riferimenti diretti del musical al libro di Dahl e al film di DeVito (vedi il trattamento riservato ad Amanda Thripp, lanciata come un martello, con le trecce, però). Tuttavia, alcune delle sequenze migliori del musical provengono dal mondo surreale, stravagante e fantasioso della trama di Matilda, con la storia dell’Acrobata (Lauren Alexandra) e di Magnus l’Escapologo (Carl Spencer).

A parte la mancanza di altalene, Matilda vanta alcune scenografie davvero meravigliose, piene di superbe decorazioni di scena. In contrasto con i corridoi scialbi, riecheggianti e tetri di Crunchem Hall arriva una nuova forma di tortura visiva suprema: gli eccessi dello stile decorativo di casa Wormwood. Con un lavabo a conchiglia rosa acceso, lampade a frange e cene che “non vanno da sole nel microonde”, la casa dei Wormwood è un’ode al precedente meravigliosamente pacchiano del film di DeVito.

Lashana Lynch spicca nel ruolo della signorina Honey

Lashana Lynch è eccezzionale.

Senza alcun dubbio, l’interpretazione di spicco in Matilda è quella di Lashana Lynch, star di No Time To Die e Woman King, che interpreta alla perfezione l’insegnante migliore di Crunchem Hall nel viaggio che la porta ad affrontare le sue paure, chi l’ha bullizzata e la ricerca dell’indipendenza. Dando al personaggio della signorina Jennifer Honey la gentilezza, la logica e l’ispirazione grazie a cui Embeth Davidtz ha lasciato il segno nel film del 1996, la Lynch è davvero entusiasmante nella sua sbalorditiva interpretazione di “My House”, la bellissima ballata di Minchin dedicata all’umile orgoglio per i propri spazi e per la propria persona. E sono proprio i momenti in cui la fiducia in sé stessa vacilla ed emergono le paure interiorizzate della Lynch a creare l’atmosfera di terrore più convincente, nei confronti del personaggio attorno a cui ruotano tutte le trasposizioni di Matilda: la signorina Trunchball.

Emma Thompson interpreta il ruolo formidabile di Agatha Trunchball, la preside lanciatrice del peso che odia i bambini, che anima i nostri incubi con il suo strozzatoio. È una parte difficile. Il personaggio ha preso vita al di fuori del romanzo di Dahl grazie alla magnifica interpretazione di Pam Ferris nel film del 1996, che sputava e urlava “Caricaaa!” e, a forza di lanci del peso, si guadagnava il titolo di uno dei migliori personaggi negativi della storia di Hollywood.

Appesantita da una protesi facciale e da una tuta per sembrare grassa che ha già fatto discutere, la Trunchball di Emma Thompson si caratterizza per il suo sdegno imperturbabile più che per il famelico sadismo di Ferris. Il suo dramma in divenire acquista intensità man mano che il film procede. La Thompson sembra quasi deliberatamente annoiata quando tortura il povero Bruce Bogtrotter con i dolciumi, ma alla fine trova quello sfogo caotico di cui il suo personaggio gode nella seconda parte. Come dice la Thompson nei panni di Trunchball, “Come posso essere la vostra direttrice se non vi faccio gelare il sangue?”

Emma Thompson nella parte di Trunchball.

Una delle novità positive del film è lo sviluppo del personaggio della signora Phelps, la bibliotecaria, che fa amicizia con Matilda grazie al loro comune amore per le storie e la lettura.

È la comica Sindhu Vee ad interpretarla nel film e a ricordare al pubblico quanto sia importante questo personaggio per lo sviluppo dell’immaginazione di Matilda. (La si vede soltanto all’inizio nel libro di Dahl e nel film di DeVito). Pendendo dalle labbra di Matilda durante i suoi incredibili racconti, a forza di manciate di popcorn, Vee rende importante ogni sua scena – e ha fatto il pieno di risate tra il pubblico del 2022 BFI London Film Festival.

Matilda The Musical vs Matilda 6 mitica di Danny DeVito

Matilda The Musical è un’opportunità notoriamente fenomenale per un giovane attore, date le dimensioni del cast. I ragazzi delle scene corali, i ruoli secondari e i protagonisti qui danno il massimo, da Rei Yamauchi Fulker nel ruolo di Lavender a Charlie Hodson-Prior nel ruolo di Bruce Bogtrotter, Meesha Garbett nel ruolo di Hortensia e Winter Jarrett-Glasspool nel ruolo di Amanda Thripp.

Alisha Weir è l’eroina che dà il nome al film, Matilda Wormwood, e riesce a ritagliarsi il suo spazio nonostante l’ombra ingombrante sia degli attori vincitori del premio Olivier che dell’iconica interpretazione di Mara Wilson nel film del 1996.

È difficile paragonare Weir e Wilson nel ruolo di Matilda, la prima nella versione filmata del musical teatrale, e la seconda nella versione cinematografica, perché entrambe regalano alla protagonista un’energia emotiva unica. Wilson è sfacciata, spigliata e vera; Weir è intensa, drammatica e furiosa. Quest’ultima è un po’ come una piccola Hermione Granger con il potere di Carrie, che sfugge agli abusi dei genitori con la propria immaginazione e si oppone a chi la bullizza. Nell’arco di dieci minuti, la Weir recita la bellissima ballata di Minchin, “Quiet”, dall’amaca di una mongolfiera e scatena l’inferno via telecinesi contro la Trunch. Ed entrambe le cose sono perfettamente in linea con il personaggio che ha creato.

Alisha Weir nel ruolo dell’eroina che dà il nome al film.

Non è facile interpretare una Wormwood. Nei panni della sdegnosa madre di Matilda, Zinnia Wormwood, Andrea Riseborough è eccessiva in maniera esilarante quando guarda con odio puro la figlia studiosa mentre indossa gli abiti stravaganti ideati dal costumista Rob Howell. (Impresa non da poco, se si considera l’interpretazione classica di “Lei ha scelto la mente, io ho scelto il corpo” di Rhea Perlman nel film del 1996). Allo stesso tempo, Stephen Graham ha il compito quasi impossibile di vedersela con la famosa interpretazione di Danny DeVito di Harry Wormwood, il padre cattivo di Matilda. Ma riesce a rendere il suo personaggio ridicolo e divertente a modo suo, grazie a una dentiera incredibilmente bianca.

Gente meravigliosamente orrenda.

Lo ha già fatto sul palco a teatro, e Matilda the Musical riesce anche qui a sopravvivere a un’immensa pressione, per affermarsi all’ombra dell’amata versione cinematografica del 1996 tratta dal romanzo di Dahl, probabilmente uno dei migliori adattamenti in circolazione. Armati di un gruppo di bambini rivoltanti in rivolta, di un superbo cast di adulti, di una protagonista piccola e tosta e delle canzoni sempre meravigliose di Minchin, Warchus e Kelly hanno brillantemente portato sugli schermi il musical del West End.

Matilda the Musical di Roald Dahl è disponibile ora su Netflix.

Questo articolo è stato tradotto dall’edizione inglese di Mashable

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