la-samp-a-roma-col-dovere-di-provare-il-colpaccio-da-3-punti-sperando-in-gabbiadini

La Samp a Roma col dovere di provare il colpaccio da 3 punti sperando in Gabbiadini

Manolo Gabbiadini, pensaci tu. La piazza blucerchiata si aggrappa al suo bomber per rinfocolare le Speranze di salvezza e tocca a lui soddisfare certe aspettative sul prato dell’Olimpico, al cospetto di sessantamila ugole che sosterranno la Lupa. Il bergamasco ha azionato la doppietta per abbattere il Verona, ma deve vincere un’altra personalissima battaglia: contro la discontinuità. Mai sinora l’ex azzurro ha inanellato due prestazioni egregie consecutivamente, ma d’ora in poi dovrà succedere. Sì perché reperire un bomber alternativo nel risicato organico doriano appare come cercare un ago in un pagliaio.

Gabbia ha la non insignificante fortuna di battersi contro una retroguardia raffazzonata, priva di due titolari su tre e dalla prima riserva e caratterizzata da improvvisazione. Un vantaggio che va sfruttato, con la collaborazione di chi deve supportarlo con qualche imbeccata decente. Il riferimento è ad Augello, a Djuricic, ma anche a Winks, che dispongono di piedi educati e nella metà campo avversaria non sono usi smarrirsi. Toccherà però a Manolo esprimere quella cattiveria che ogni tanto sparisce dal suo repertorio.

Di sicuro la Samp non potrò indossare i panni della comparsa. Ne va non tanto dell’orgoglio quanto di una classifica periclitante, che abbisogna di un’iniezione massiccia di punti. I blucerchiati tenteranno il colpaccio, ben sapendo però che lo sviluppo del match dipenderà più dalla Roma che da loro stessi.

Le caratteristiche dei mourinhani sono nitide: solitamente aspettano l’avversario, lo attirano nella propria metà campo e lo castigano negli spazi. Stavolta dovranno “fare” la partita: compito alla portata per chi può disporre di un fuoriclasse come Dybala, di ottimi centrocampisti avanzati come Pellegrini e Winaldunm, di un Belotti che non può aver dimenticato l’arte del gol. A pro dei doriani, l’assenza di Mancini, Ibanez e Kumbulla, tutta gente che sui calci fermi corre a saltare in area avversaria e a decidere con una perentoria zuccata, ma anche senza certi arieti la Lupa può ugualmente azzannare, magari sfruttando una giocata dei suoi virtuosi interrotta da uno sgambetto maldestro o da una manata improvvida. E, valutate le recenti polemiche arbitrali attorno ai capitolini, sarà d’uopo non concedere certe opportunità.

La Samp proverà a capitalizzare lo spazio e le occasioni che le verranno concesse, ma almeno inizialmente dovrà badare a difendere il fortino presidiando anche le fasce, dove operano due pessimi clienti come Zalewski e soprattutto Spinazzola, capaci di volate perentorie e di traversoni precisi. Non mancherà il lavoro ad Augello e a Zanoli, che possiede la “gamba”giusta per opporsi al nazionale, magari costringendolo sulla difensiva.

Già, ma l’ex napoletano agirà sull’esterno o nel trio di centrali difensivi, orbo di Nuytinck (assenza oltremodo grave) e probabilmente Gunter? Come scioglierà Stankovic il ballottaggio con Murillo, di professione difensore puro ma ahinoi reduce da una serie di prestazioni costellate di errori? È già una forzatura l’impiego di Oikonomou, che proviene da un lungo periodo trascorso tra panchina e sofà di casa. Constatazione amara: le due defezioni di cui sopra perlomeno pareggiano in fatto di incidenza i forfait nelle file giallorosse dei tre gendarmi e di Cristante, il centrocampista più bravo nella copertura.

Per il resto Samp senza particolari parentesi in formazione. Rincon è appena tornato dal Sudamerica, ma come può il mister rinunciare alla sua vigorìa quando occorre zittire Pellegrini e Dybala? Il venezuelano è pronto a stringere i denti e a fare il gregario di Winks, un campione che nelle file del Tottenham riuscì a stregare anche un tecnico esigente come José Mourinho, stavolta avversario.

In avanti, more solito, spazio a Djuricic (inamovibile agli occhi del mister suo connazionale) e all’adattato Leris, con Cuisance a bordo campo, pronto a rendersi utile come trequartista o come centrocampista puro, e Jesé Rodriguez e il redivivo Lammers allertati nel caso servisse un secondo attaccante.

A tutti Stankovic chiede novanta minuti sopra le righe e ad uno, Manolo Gabbiadini, di rinverdire gli antichi fasti. La fresca fascia di capitano chissà che non moltiplichi orgoglio e rabbia agonistica.

PIERLUIGI GAMBINO

Related Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *