La lente della Corte dei Conti sulle spese per la ricostruzione dopo il tragico crollo del Ponte Morandi, a Genova.
Lo riporta l’Agenzia Dire.
La procura contabile del capoluogo ligure vuole approfondire l’entità dei fondi erogati dai commissari Giovanni Toti, delegato all’emergenza, e Marco Bucci, straordinario per la ricostruzione, per capire quante risorse pubbliche siano state utilizzate e come.
La magistratura indagherà anche sulla spesa sostenuta da Aspi per la ricostruzione e sul patteggiamento da 30 milioni che ha permesso alla società di uscire dal processo, per capire se le cifre sono state versate quando Aspi era ancora del gruppo Benetton o quando era già intervenuto il settore pubblico con Cassa depositi e prestiti.
Le indagini, infine, si concentreranno anche sui danni subiti dalla città di Genova dopo il crollo del viadotto.
«Siamo orgogliosi del lavoro svolto a Genova durante l’emergenza seguita al crollo del ponte Morandi e di tutte le attività legate alla sua ricostruzione − commentano in una nota congiunta il presidente della Regione Liguria e commissario per la gestione dell’emergenza di Protezione Civile Giovanni Toti e il sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione Marco Bucci − un lavoro che ha visto tutte le istituzioni unite, lavorando fianco a fianco, con coraggio e determinazione. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: gli sfollati hanno ottenuto una casa in poche settimane, le imprese sono state risarcite, la città ha gestito le sue emergenze, anche legate alla viabilità, e comprese quelle legate al più grande porto del paese. E l’Italia, unica nella sua storia, ha saputo costruire una grande opera come il ponte San Giorgio, disegnato da Renzo Piano, in poco meno di due anni. Tutto questo non è solo un nostro orgoglio ma rappresenta l’orgoglio delle migliaia di persone che hanno portato il loro contributo per raggiungere questo obiettivo in tempi record. Tutto questo è un esempio da cui il paese non deve tornare indietro».
Bucci e Toti aggiungono: «Ben vengano i controlli della Corte dei Conti che siamo sicuri certificheranno la qualità e la legittimità di ogni azione da noi intrapresa. Nessuno può immaginare di sminuire, sporcare, delegittimare una delle migliori esperienze della pubblica amministrazione e tanto meno riportare indietro l’Italia, che ha bisogno di crescere, nel vortice infinito dei cavilli, della burocrazia malata, del formalismo paralizzante. E speriamo solo che non si compia un passo indietro, tornando all’immobilismo del passato, quando ogni azione compiuta per la comunità era rallentata e ostacolata da continui e pretestuosi ricorsi, trasformando un legittimo potere dello Stato in un disincentivo al prendersi responsabilità».