Roma, 25 gen – Il rapporto bizzarro tra la Corea del Nord e il Covid raggiunge un nuovo apice: il lockdown, come riportato dall’Ansa. Il regime comunista di Kim Jong Un, infatti, è passato dal vantare chissà come zero contagi anni fa a stabilire il lockdown in un momento storico in cui pochissimi Paesi lo stanno applicando. Passando per le richieste improvvise di vaccini. E senza mai parlare del Covid stesso, peraltro.
Corea del Nord, che confusione: dopo aver vantato lo zero Covid, ora il lockdown
Tre anni fa sostenevano di non avere alcun positivo al coronavirus. Adesso le autorità ordinano un lockdown di cinque giorni. La cosa diventa ancora più grottesca se si pensa al motivo ufficiale delle restrizioni, che secondo il governo nordcoreano sarebbero dovute a una “malattia respiratoria non specificata“, senza quindi parlare di Covid. A riferirlo è NK News, con sede a Seul, citando però una comunicazione del governo stesso che sarebbe la prima “dopo otto mesi”. Tuttavia, tra le malattie diffuse a Pyongyang si continua a parlare di tutto, raffreddore incluso, ma non del Covid-19.
Pyongyang, in tre anni tutto e il contrario di tutto
Prima il vanto della presunta assenza di contagi (come, non si capisce bene). Poi addirittura il rifiuto dei vaccini offerti dal programma Onu Covax nel settembre 2021 con un secco: “Facciamo a modo nostro”. Due mesi dopo ennesima giravolta: sì ai vaccini (4,7 milioni di sieri), ma continuando a ripetere di non avere alcun positivo al Covid. Nella primavera del 2022 l’ammissione: “Sì, abbiamo positivi e decessi”. Adesso lo stadio finale: quando tutto il resto del mondo (Cina e pochissimi altri esclusi) abbandona finalmente la sciagura del lockdown, Pyongyang ne proclama uno di cinque giorni. Alché possiamo ipotizzare solo due alternative: uno spirito di contraddizione inarrestabile oppure che il lockdown, tutto sommato, sia sempre stata una cosa “da comunisti”.
Alberto Celletti
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