Dal lusso sui social alla prigione. La storia di Ramon Abbas, noto su Instagram come Ray Hushpuppi finisce nel peggiore dei modi: 11 anni di carcere per truffa e associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro. La sentenza di un tribunale di Los Angeles è arrivata a due anni dal suo arresto a Dubai, quando gli agenti dell’FBI hanno concluso la latitanza di ‘Billionaire Gucci Master’, soprannome che il criminale nigeriano si era scelto per esaltare le sue gesta.
Ritenuto dai vertici dell’agenzia governativa “uno dei più prolifici riciclatori di denaro al mondo”, Abbas si è macchiato di una lunga serie di misfatti: frodi informatiche e falsificazione di email aziendali sono state le attività più gettonate che gli hanno consentito di crearsi una “notevole ricchezza” e vivere negli agii. Le continue foto in posti da sogno e i video a bordo di superjet e alla guida di auto di lusso diffusi sui social media gli hanno permesso di ottenere una certa notorietà, con un seguito di oltre 2 milioni di follower. Ma al contempo hanno fatto montare la rabbia tra i poliziotti e le vittime beffate dall’abilità informatiche di @hushpuppi – questo il suo nick social dell’account ormai sospeso.
Tra i reati di Abbas spicca la collaborazione con hacker nordcoreani per il riciclaggio di 14,7 milioni di dollari rubati dai pirati informatici a una banca di Malta, effettuato tramite istituti bancari in Romania e Bulgaria. Tra le vittime del nigeriano figura anche un club calcistico inglese (non è stato comunicato il nome), mentre uno studio legale di New York è stato convinto a eseguire un bonifico su un conto criminale di oltre 900mila dollari. In Qatar, invece, il criminale nigeriano si è preso gioco di un imprenditore, chiedendogli 15 milioni di dollari per la (finta) costruzione di una scuola, ottenendo quasi 1 milione di dollari.
Uno dei trucchi più utilizzati da Abbas è stata la truffa del ‘Principe nigeriano’, così chiamata perché gli autori inviano messaggi alle vittime fingendo di essere ex governanti del paese africano, con conti provvisoriamente bloccati. Alla preda viene così richiesto di pagare le tasse necessarie per tornare in possesso del proprio patrimonio, assicurando generose mance per l’aiuto. Sembra tutto molto banale, eppure è uno dei più diffusi crimini via web che continua ancora a mietere vittime.
“Ha rovinato decine di persone e fornito assistenza al regime nordcoreano”, ha detto Don Alway, vicedirettore dell’ufficio di Los Angeles dell’FBI. L’auspicio è che il suo arresto possa cambiare le carte in tavola. “La sentenza contro Abbas è significativa, non solo perché è il risultato di una lunga collaborazione tra forze dell’ordine di diversi Paesi, ma anche perché è un avvertimento per i truffatori internazionali: l’FBI cercherà di ottenere giustizia per le vittime, indipendentemente dal fatto che i criminali operino all’interno o all’esterno dei confini degli Stati Uniti”.
Il 40enne nigeriano è stato condannato a 135 mesi di prigione in un penitenziario federale degli Stati Uniti e dovrà restituire 923 mila dollari allo studio legale di New York truffato in passato, mentre altri 810 mila dollari dovrà spedirli all’imprenditore qatariota beffato due anni fa. Al termine della pena, inoltre, Abbas sarà deportato nel suo Paese natale. Molto peggio è andata, però, alla sua spalla, il canadese Ghaleb Alaumary, condannato a quasi 12 anni di carcere e alla restituzione di più di 30 milioni di dollari alle varie vittime frodate nel corso degli anni.