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Come farà Trump con la nuova campagna elettorale se è stato bannato da quasi tutti i social (e rifiuta Twitter)

Donald Trump si è candidato per le elezioni presidenziali 2024. E a quasi una settimana dall’annuncio di voler “rendere l’America di nuovo grande”, sono arrivate alcune novità che possono influenzare il cammino dell’ex inquilino della Casa Bianca alla terza candidatura della sua storia politica.

Se fino a qualche giorno fa la marcia sembrava in netta salita, poiché le porte dei social media era quasi tutte chiuse per il tycoon, qualcosa potrebbe cambiare dopo la riammissione su Twitter decisa da Musk. Archiviato il sondaggio votato da oltre 15 milioni di iscritti, al netto di bot e profili fake che tanto fastidio creano al nuovo capo della piattaforma, Trump non si è ancora fatto vedere sul social da 280 caratteri, dove l’account @realDonaldTrump conta al momento su 87,6 milioni di follower.

“Non ho intenzione di tornare, Twitter è pieno di problemi ed ha tanti account fake e bot”, ha dichiarato Trump, ribadendo la fiducia verso Truth, la piattaforma che ha lanciato lui stesso. “Non andrò da nessuna parte, Truth è speciale”. Parole per certi versi obbligate, anche per contratto, visto che Truth è una sua compagnia e il successo del social dipende dalla sua presenza esclusiva online. Da vedere, però, se col passare del tempo la più ampia platea e il maggior peso di Twitter rispetto a Truth possano portare Trump a cambiare idea.

Non sarà facile ammettere il flop di Truth, per quanto sia trascorso poco più di un anno dal lancio, ma restare su una piattaforma conosciuta soltanto dal 27% degli americani (secondo uno studio dell’ottobre scorso del Pew Research Center) è quantomai limitante.

Se ci aggiungiamo che finora solo un senatore repubblicano si è schierato apertamente con Trump per la sua corsa verso la Casa Bianca (si tratta di Tommy Tuberville, eletto in Alabama), mentre ex alleati influenti come Ruper Murdoch e Fox News si sfilano (come fatto anche dalla figlia Ivanka, che ha dichiarato di preferire la famiglia alla politica), ed esponenti importanti del Gran Old Party tacciono o puntano sul governatore della Florida Ron DeSantis, va da sé che la tentazione Twitter torna a galla per riguadagnare visibilità. Anche perché non ci sono molti altri social media che Trump potrebbe utilizzare per la sua propaganda.

Per ora è stato bandito definitivamente da Snapchat, che ha chiuso l’account seguito da più di 1,5 milioni di seguaci. Diversa è la situazione con Meta, poiché Facebook e Instagram hanno sospeso l’ex presidente per due anni: il prossimo gennaio scade il ban e la società ha stabilito che la posizione sarà riesaminata. Discorso simile per YouTube, che ha bloccato a tempo indeterminato l’account subito dopo l’assalto al Campidoglio. Il ceo di YT Susan Wojcicki ha detto che il profilo sarà ripristinato quando diminuiranno i rischi legati all’incitazione alla violenza.

Niente da fare pure su Twitch: anche qui è calato lo stop a tempo indeterminato. Il via libera, in teoria, ci sarebbe su TikTok, che non ha mai preso posizione sulla questione anche perché non ha mai ospitato un account di Trump. Ed è difficile che possa iniziare a farlo adesso, dopo i colpi inferti dall’ex presidente alla piattaforma durante il suo mandato. Mentre era in carica ha osteggiato ByteDance per il suo essere una proprietà cinese, parte della sua stretta contro il rivale asiatico.

Chi non vede l’ora di abbracciare Trump è Parler, a maggior ragione se andrà in porto l’acquisizione di Ye (meglio noto come Kanye West e per le sue ripetute incomprensibili uscite, sui social e non solo). Un po’ troppo poco, però, per sperare di tornare al centro del dibattito politico, visto che il problema di Parler è lo stesso di Truth: essere un social di nicchia per la destra americana.

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