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Porti in calo, i Cub lanciano il monito: “Giù le armi, su i salari!” – Liguria24

Porto di Genova

“Esuberi nel trasporto ferroviario e portuale a causa del calo dei traffici portuali in Liguria? Il 2023 non è iniziato con la tanto attesa ripresa post-pandemia, così com’era negli auspici del governo e delle aziende del settore trasporto in Liguria. Anzi, la situazione si fa sempre più preoccupante se si confrontano i dati del 2021 con quelli del 2022, dove è possibile evidenziare un calo dei servizi in tutto il settore dei trasporti.
Abbiamo appreso dalla stampa che una buona parte dei 220 addetti ai treni del personale Mercitalia Rail, azienda del gruppo Ferrovie dello Stato, è stata messa in “ferie d’ufficio” nell’attesa che ci sia una ripresa dei traffici marittimi senza la quale potrebbero verificarsi probabili esuberi.
Anche al porto della Spezia continua un trend estremamente negativo dei traffici. L’azienda LSCT ha chiuso il 2022 con una flessione del 9,8% dei teu movimentati rispetto al 2021, mentre a gennaio 2023 si è già verificata una contrazione del 47% rispetto a gennaio dell’anno precedente”. A ricordare il grigio quadro che si staglia all’orizzonte sono i Cub Trasporti di Genova e La Spezia attraverso una nota stampa con la quale chiedono interventi immediata per cambiare rotta.
“Questa situazione ha già messo in allarme le aziende che gravitano nel settore, in special modo tutte quelle dell’indotto relative alla concessione da “articolo 16” che, ad inizio dicembre 2022, hanno fatto richiesta di accedere alla cassa integrazione, per il momento respinta.
È evidente che i settori ferroviario e marittimo in Liguria stanno subendo un momento estremamente negativo spiegabile analizzando lo scenario della geopolitica e quello economico dove si evince quanto buona parte della flessione sia legato alla crisi innescata dal conflitto in Ucraina e alle politiche di guerra intraprese dai governi europei.
Non possiamo inoltre dimenticare – proseguono i Cub Trasporti – tutte le altre motivazioni che hanno portato il Paese in questa grave crisi economica, relative alle scelte dei governi italiani che si sono succeduti negli ultimi anni e che hanno puntato esclusivamente a rispettare direttive europee senza rendersi conto che queste linee hanno lentamente portato aziende pubbliche e private, prima al dissanguamento delle proprie risorse e poi ad un vero e proprio smembramento del tessuto produttivo italiano.
Se l’asticella della crisi si sta alzando e si è fatta sempre più difficile in questo nuovo anno, è necessario continuare con le proteste e le manifestazioni, come lo sciopero generale organizzato dalla CUB e altri sindacati di base e conflittuali del 2 dicembre scorso, con l’intento di contrapporci alla politica italiana che non prende neanche in considerazione un tavolo di trattative per la pace, sostiene la guerra e continua ad inviare armi sottraendo agli italiani risorse che servirebbero per affrontare la povertà e la precarietà che stanno strozzando tutti i lavoratori.
Unire in un solo fronte tutti i lavoratori dei trasporti è il primo passo per combattere questa politica guerrafondaia e antipopolare che il governo Meloni, in perfetta armonia con quelli precedente, sta portando avanti a discapito dei lavoratori e per favorire il grande capitale finanziario.
Ferrovieri e portuali hanno una sola battaglia e un solo interesse da propagandare e difendere: giù le armi, su i salari!”

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