Assolto “per non aver commesso il fatto”.
E’ il ragionamento dei giudici della corte d’appello di Genova nelle motivazioni della sentenza sul caso Scalamandré.
Per i giudici, infatti, a uccidere Pasquale Scalamandrè fu solo il figlio maggiore, Alessio, mentre per Simone, il minore, sussiste il “ragionevole dubbio”. Per questo il più piccolo è stato assolto mentre il maggiore è stato condannato a scontare 21 anni per il delitto che si è consumato il 10 agosto 2020 nel quartiere di San Biagio.
Scalamandré era indagato per maltrattamenti nei confronti della moglie e quel giorno si era presentato nella casa familiare per chiedere di ritirare l’accusa nei suoi confronti.
I figli si sarebbero quindi scagliati contro il padre e colpito con diversi oggetti tra cui un mattarello.
I giudici del secondo grado di giudizio hanno ritenuto l’omicidio “d’impeto”, commesso solo da Alessio. Nelle motivazioni si legge: “Alla rinnovata richiesta del padre di modificare la denuncia, Alessio reagì con inaudita e spropositata aggressività”.
Anche Simone, presente, avrebbe colpito il padre ma a provocare le ferite mortali sarebbe stato Alessio.
La sentenza prosegue: “Sembra più verosimile che il più piccolo abbia assistito attonito alla mattanza”.