Dopo qualche giorno di lavoro Meta è finalmente riuscita a togliere il catalogo italiano dalla musica che si può inserire sulle storie. Chi però carica video sfugge ai controlli, e SIAE si frega le mani preparando la prossima mossa.
Meta ha deciso: non vuole pagare quanto chiesto da SIAE e non vuole rivelare a SIAE i dati legati ai guadagni fatti dai contenuti con musica in licenza. Una decisione lecita: è una azienda privata, ha uno sterminato catalogo musicale internazionale che i suoi utenti possono usare, e se qualcuno volesse usare una canzone di Gino Paoli come sottofondo ad una storia se ne faccia una ragione, scelga altro, le opzioni non mancano.
L’azienda ha lavorato tutto il weekend per cercare di trovare una quadra, ovvero un modo per filtrare solo ed esclusivamente i contenuti per i quali non detiene i diritti. Il filtro, al momento, sembra funzionare più o meno bene: ci sono gli artisti internazionali ma sono spariti molti autori italiani, quelli del catalogo SIAE. Nelle maglie del filtro ci è finito anche qualche autore di Soundreef, ma crediamo sia una questione di fine tuning che si risolverà presto.
È evidente che Meta vuole tagliare ogni ponte con SIAE per evitare ogni possibile rivendicazione da parte della società che tutela gli autori: vuole dimostrare che tra i due a perderci è SIAE, non tanto per una questione di soldi quanto per un questione di immagine.
Gli autori SIAE saranno contenti di sparire dai social, che sono una grande cassa di risonanza tra i giovani? Probabilmente no.
SIAE, in attesa delle prossime mosse, è vigile: Meta non può in alcun modo pubblicare contenuti con audio per i quali non ha una licenza regolarmente pagata ed è responsabile per i contenuti caricati dagli utenti. Qui sorge il problema: se per le storie è relativamente facile gestire la musica, basta toglierla dall’elenco delle tracce selezionabili dall’utente e controllare i metadati degli elementi aggiunti ad una storia già pubblicata (la musica è tra questi), per i video Meta non è pronta.
Nel momento in cui scriviamo infatti è possibile caricare un video con una traccia musicale di un autore SIAE, ci abbiamo provato con una traccia di Gino Paoli, e il sistema sembra non essere interessato alla cosa. Meta non ha previsto, proprio per la modalità a “forfait” con cui ha sempre gestito i diritti musicali, un sistema di identificazione della musica di ogni singola traccia con analisi del brano.
Quello che, giusto per fare un paragone, ha YouTube: sul servizio video di Google basta caricare il video con una traccia audio in licenza per trovarsi davanti all’avviso che spiega che il video non è monetizzabile, le entrate pubblicitarie vengono corrisposte al titolare del copyright.
I sistemi di Google analizzano ogni singolo video e determinano se audio e video provengono da fonti protette impedendo la monetizzazione.
Un problema grosso per Meta: se non lo risolve, non può tagliare ogni ponte con SIAE ma soprattutto non è nella condizione di opporsi ad una offerta che non ritiene congrua. Se non vuole pagare SIAE, suo diritto sacrosanto, deve impedire che un video con la musica italiana possa finire sulla sua piattaforma in modo incontrollato.
YouTube dimostra che tecnicamente si può fare, ma è un sistema globale che ha richiesto tanto tempo per lo sviluppo e che viene mantenuto in continuazione, Meta dovrebbe costruire qualcosa di simile solo per l’Italia, che rappresenta un caso unico. In alternativa potrebbe chiedere che SIAE segnali ogni video che viola il copyright, ma anche in questo caso ci si troverebbe di fronte ad un intervento manuale che richiederebbe uno sforzo enorme per Meta.
SIAE, inoltre, di fronte alla continua violazione di copyright, potrebbe anche decidere di bussare alla porta di Agcom, chiedendo un intervento più radicale: un sito che distribuisce musica senza la licenza non è molto diverso da un sito che fa vedere le partite illegalmente senza averne i diritti.
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