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Meraviglie e leggende di Genova – Perché Paganini non ripete?

“Paganini non ripete”.

E’ impossibile contare le volte in cui si è sentita questa frase legata al celebre violinista, sia con fare intimidatorio o per sottolineare, più o meno scherzosamente, una cosa già detta o fatta.

Ma qual è l’origine di questo modo di dire?

Per scoprirlo dobbiamo ritornare all’epoca di Paganini, appunto.

Il virtuoso, nato nel 1782 in vico della Gattamora, nello scomparso quartiere di via Madre di Dio, era la star indiscussa del panorama musicale dell’800.

Spesso capace di composizioni, come i Capricci, che richiedevano tecnica e forza per l’esecuzione, Paganini era noto per essere uno straordinario improvvisatore quindi, di fatto, gli era impossibile replicare le sue esecuzioni.

Nel 1818 il violinista si stava esibendo al Teatro del Falcone davanti al re Carlo Felice.

Proprio il sovrano, sentendo l’esecuzione di Paganini, fece pregare il maestro di ripetere il brano che gli era particolarmente piaciuto.

La riposta che Paganini fece recapitare al re fu:  “Paganini non ripete”.

Un affronto che costò al musicista l’espulsione per due anni dagli Stati del re ma che portò alla nascita di un modo di dire che, a differenza delle sue composizioni, oggi si ripete assiduamente.

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