Ci scrive Michele, Infermiere: “nelle ASP chiamati ancora IP e trattati alla stregua degli OSS. Servono verifiche a tutela dei Pazienti fragili”.
Carissimo Direttore,
mi chiamo Michele, sono infermiere da 12 anni e lavoro attualmente a tempo indeterminato in una nota Azienda Servizi alla Persona (ASP). Mi occupo, assieme ai miei colleghi, di fornire assistenza 24 ore al giorno (o 12 ore al giorno, poi dipende dalla struttura) a Pazienti anziani fragili e anziani psichiatrici.
Ho deciso di scrivervi dopo aver letto quanto accaduto nell’istituto per oligofrenici “Don Uva” di Foggia, là dove l’umanità ha lasciato spazio all’essere bestie.
Quando sono entrato in ASP ero ultra-felice. Anche se non lavoravo nel Servizio Sanitario Nazionale potevo fregiarmi di essere un dipendente pubblico. Poi la doccia fredda e la sensazione di trovarmi in una sanità ottocentesca.
Per prima cosa sul contratto proposto dall’ASP all’assunzione c’era scritto in calce la dicitura “INFERMIERE PROFESSIONALE”, poi abbreviato in “IP”. E non è nulla, si elencavano più avanti nel documento una serie di mansioni da eseguire su ordine medico e in collaborazione con gli Operatori Socio Sanitari.
Mi sono detto: “magari sono rimasti un po’ indietro”. Ma già dal primo giorno mi sono reso conto che passavo dai sogni dell’Università alla realtà macabra di una sanità al limite del penale.
Ho visto in ASP come che non avrei mai potuto immaginare. Di prassi gli OSS somministrano la terapia preparata dagli Infermieri; il dirigente di struttura, pur non essendo un sanitario, gestisce tutto l’ambito clinico; il medico di struttura è un vecchio professionista in pensione con una visione piuttosto atavica dell’assistenza; la resposnabile delle attività sanitarie (la RAS, che nel SSN viene chiamata coordinatrice infermieristica) è una pettegola e continua a metterci gli uni contro gli altri; le violenze psicologiche e i maltrattamenti sono all’ordine del giorno; le contenzioni, anche non necessarie, sono ormai la prassi soprattutto di notte. Tutto però viene nascosto e l’omertà regna sovrana. A minacciare i lavoratori è proprio la dirigente di struttura, che continua a ribadire quotidianamente: “si è fatto sempre così, chi non la pensa come noi può andarsene oggi stesso”.
Insomma in clima lavorativo non proprio ottimale che meriterebbe da solo l’ispezione da parte del Ministero della Salute e del Ministero del Lavoro. Ma prima di arrivare a Roma servirebbe la presa di coscienza dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche, che potrebbe iniziare a difendere i propri iscritti, vessati e trattati peggio degli OSS.
Accadrà qualcosa? Non lo so, ma mi sono scocciato di tenere la testa continuamente sottoterra come fa lo strutto.
Grazie per aver accolto il mio sfogo, continuate a dare spazio a chi come me altrimenti voce non avrebbe. E se possibile omettete il mio nome e cognome, non perché ho paura, ma perché non voglio dare le motivazioni alla mia dirigente per denunciarmi o peggio licenziarmi.
Michele, Infermiere
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