Il senatore di Fratelli d’Italia: “Il fatto grave è che questi attentanti avvengono proprio nel momento in cui paesi musulmani stringono accordi con Israele. Da parte dei palestinesi, o meglio di alcuni di loro, c’è la volontà di fermare il processo virtuoso che i patti di Abramo hanno innescato. E l’intenzione di negare l’esistenza stessa dello Stato d’Israele”
Gerusalemme ripiomba nel terrore. Gli spari all’ingresso della sinagoga, le vittime, nel momento più sacro: Shabbat. Nel giorno in cui si ricorda lo sterminio nazista. La vendetta per il raid a Jenin arriva “in uno dei quartieri popolato dai cosiddetti ortodossi, che sono esentati dal servizio militare. Questa è barbarie. Così come è barbarie l’attentato alla parte più antica della città legata indissolubilmente alla storia ebraica: questi atti mirano alla negazione del diritto all’esistenza stessa di Israele”. Il senatore di Fratelli d’Italia, Lucio Malan non usa mezzi termini e condanna fermamente “gli orribili attentati terroristici ai danni degli ebrei”.
Malan, questi attentati rinfocolano l’irrisolta questione del conflitto israelo-palestinese. Perché l’ha colpita la scelta dei “luoghi” scelti dagli attentatori?
Perché oltre all’attentato in sé, c’è una volontà dispregiativa: calpestare l’identità ebraica e tentare di negare la legittimità dello stato Ebraico di esistere. Gli attentatori davanti alla sinagoga non hanno colpito, in un conflitto a fuoco, soldati ebrei. Hanno colpito ebrei cvili in quanto ebrei. E questo è gravissimo.
Una reazione all’operazione condotta dagli israeliani a Jenin.
Qualsiasi Stato, sapendo di avere cellule terroristiche “in casa”, avrebbe operato come ha fatto Israele. Le basi jihadiste devono essere neutralizzate. Ne va dell’incolumità di tutti.
Lei che sviluppi prevede anche alla luce della volontà di allargare gli accordi di Abramo?
Questo è un punto nevralgico. Il fatto grave è che questi attentanti avvengono proprio nel momento in cui paesi musulmani stringono accordi con Israele. Da parte dei palestinesi, o meglio di alcuni di loro, c’è la volontà di fermare il processo virtuoso che i patti di Abramo hanno innescato.
Che vantaggio potrebbero trarne?
Boicottare la prospettiva di pace, che è poi la reale finalità degli accordi di Abramo. Più il conflitto è caldo sul terreno, più è possibile fare un’azione dissuasoria rispetto ad altri paesi che eventualmente potrebbero aderire agli accordi di Abramo.
L’Italia che ruolo gioca in questa partita complessa?
Da sempre il nostro Paese sostiene l’unica democrazia presente in Medioriente. Oggi, a maggior ragione, questo Governo mantiene questa posizione con grande credibilità. Il grosso problema è rappresentato dalle tante risoluzioni ostili a Israele votate in seno alle Nazioni Unite. Ecco, anche in quella sede l’Italia deve essere solidale e sostenere lo stato ebraico. Non solo. Occorre vigilare sulla destinazione dei fondi che vengono erogati per la cooperazione ai palestinesi: va evitato che questi finanziamenti sostengano le organizzazioni terroristiche. Non si devono finanziare progetti per scuole palestinesi che adottano testi scolastici in cui si sostiene la jihad. O la distruzione dello Stato d’Israele o, peggio, si considerano gli ebrei alla stregua delle bestie.
Come sono i rapporti fra Netanyahu e Giorgia Meloni?
Sono ottimi, fra l’altro la nostra premier è stata fra le prime a congratularsi con Bibi nel momento della rielezione. Penso che i rapporti, che già ripeto sono forti, si consolideranno sempre di più. Questo governo Netanyahu è destinato a durare, come quello di Meloni, per cui ci sono ottimi presupposti.