In quattro dei miei Racconti del Grifo parlo di Fabrizio De André e del suo rapporto di amore col Genoa: «Nella Tana del Nemico», «Dalla Lanterna ai Piani di Praglia», «Malattia Genoa, Empatia Genova» e «Pino Daniele e Fabrizio De André ». Nei primi due faccio qualche parallelo tra la figura di Fabrizio e quella di Don Andrea Gallo. Nel terzo rievoco la mia presenza al concerto genovese del 1991 al Palasport, in occasione della tournée de «Le Nuvole», cito «A Çimma» e ricostruisco una simpatica manifestazione di Genoanità del nostro amato cantautore in quel contesto. Nel quarto, tra differenze e similarità di due grandi della musica italiana, faccio riferimento a «Crêuza de Mä», a «Princesa» e a «Fiume Sand Creek».
In un altro dei miei Racconti del Grifo, “Genoani Illustri”, parlo di un grande musicista internazionale come Dado Moroni e scrivo:
“[…] A questo punto, possiamo abbandonare le arti figurative per passare alla musica. Se dici jazz a Genova, dici Dado Moroni, un grande del jazz a livello mondiale, ma anche un grande tifoso del Genoa.
Il jazz a Genova ebbe una prima tappa importante negli anni Trenta. Erano gli anni in cui imperversavano le band di Count Basie e di Duke Ellington, ed altre ancora. Negli Stati Uniti avevano le orchestre di Benny Goodman e di Glenn Miller, da noi arrivava il ritmo Swing di Natalino Otto, che faceva la spola a bordo dei giganti del mare, tra la Lanterna e la “Grande Mela”.
Poi, ci fu il periodo “Bebop” di Dizzy Gillespie e Charlie Parker. Uno stile di jazz che a Genova arrivò con le navi marines, alla fine del conflitto mondiale. In seguito, dalla seconda metà degli anni Cinquanta alla prima metà degli anni Sessanta ci fu il periodo “Free Jazz”, di musicisti come Ornette Coleman; stile di musica che sarebbe coinciso, nella nostra città, con la nascita del Louisiana Jazz Club.
Il Louisiana è probabilmente il locale di musica jazz più longevo della nostra penisola. Ad esso sono associati i concerti dei grandi nomi del jazz americano, Chet Baker, Bobby Durham, Clark Terry e Joe Lovano. Ma, al Louisiana sono anche associati i concerti dei grandi esponenti del jazz nostrano: da Gianni Basso a Giorgio Glasini, da Enrico Rava a Lino Patruno.
Nei primi anni Ottanta mi capitò di andare ad un concerto di musica jazz in un locale di Amsterdam: l’Alto Jazz Club vicino a Leidseplein che, per motivi diversi, insieme al Ronnie Scott’s di Soho, a Londra, frequentato da me nello stesso periodo, è il jazz club straniero che ricordo piú volentieri. Quello londinese era un palco che colpiva per status, prestigio e dimensioni. Il club olandese, invece, era un locale piccolo, per non dire angusto, che a malapena poteva accogliere trenta persone, ma era comunque un locale dall’atmosfera calda e accogliente, frequentato da musicisti di grande valore. Il vantaggio di un club piccolo, come quello olandese, era che nelle pause ti potevi trovare al banco a bere col sassofonista o col batterista. Quel giorno, mi ritrovai a chiacchierare con l’intera band. Non era gente famosa a livello mondiale, ma erano tutti professionisti, con anni di studio sulle spalle, usciti dal conservatorio di Amsterdam o dai conservatori di qualche altra città olandese.
Quando spiegai che ero di Genova, mi dissero subito che conoscevano bene la mia città. “A Genova abbiamo anche suonato”, mi disse uno di loro, e poi continuò precisando: “in un locale molto importante: il Lousiana Jazz Club”.
Questa era la reputazione, e credo sia ancora, dello storico club genovese: un santuario del musica jazz conosciuto dai musicisti di tutto il mondo.
A Genova, come dicevo, se dici jazz dici Dado Moroni, un pianista che ho avuto il piacere di sentire suonare dal vivo venti anni fa, e fu memorabile farsi rapire dai virtuosismi e dalla magia delle sue esecuzioni. Non per niente, Dado Moroni è un pianista che ha collaborato con grandi esponenti della musica jazz, da Clark Terry a Freddie Hubbard, da Ray Brown a Oscar Peterson.
Ma, al di là della musica jazz, Dado Moroni è anche un uomo capace di scrivere altre originali composizioni. È un uomo, per esempio, capace di scrivere una lettera dai toni caldi e toccanti per il Grifone. La lettera, per chi fosse interessato, è visibile al pubblico, nel Museo della Storia del Genoa, in una sezione dedicata ai grandi del jazz, del rock e del pop, o della canzone d’autore che, come lui, fanno parte della nostra tifoseria”.
In un altro ancora dei miei Racconti del Grifo, “Comici all’ombra della Lanterna”, a un certo punto mi allontano dal tema principale dei comici di fede rossoblù per fare qualche breve riferimento ad altri musicisti Genoani.
Nel racconto rendo omaggio a qualche illustre esponente di quella che potremmo definire la “vecchia guardia” dei cantautori genovesi e accenno all’accattivante brano di “Genova Blues”, interpretato da Fabrizio De André e Francesco Baccini, dove il primo può essere considerato uno dei simboli della “scuola dei cantautori genovesi” e il secondo uno dei migliori rappresentanti di una generazione successiva.
Ma, a proposito di generazioni, nel racconto in questione parlo anche di musicisti Genoani che si sono affermati a partire dagli anni Novanta del secolo scorso oppure dagli anni Duemila.
Mi riferisco a Sergio Pizzorno dei Kasabian e a Jack Savoretti che, tra l’altro, è autore del brano “Home”, testimonianza della sua Genoanità, il cui video è girato al Ferraris in una partita casalinga del Grifo.
Inoltre, sempre nello stesso racconto, accenno al simpatico caso di Manu Chao che, nel video della canzone “La Chinita” appare con la maglia del Grifo, brano tratto dal suo secondo album del 2001, “Próxima Estación: Esperanza” e omaggio -suppongo- al suo caro amico Don Andrea Gallo.
Concludo questa panoramica con due ultime annotazioni sul tema. Nella prima edizione illustrata dei Racconti del Grifo si può trovare una foto, risalente ai primi anni Settanta, dei Ricchi e Poveri al Genoa Club Lagaccio e nella mia pagina Facebook ho condiviso una foto in cui si vedono i Matia Bazar con una splendida Antonella Ruggiero che indossa la maglia del Genoa da trasferta. Nella casacca rossoblù che indossa la cantante si vede la scritta dello sponsor Seiko, quindi suppongo che la foto risalga ai primi anni Ottanta.
Con «Guasto d’Amore» (primo nella classifica di Spotify), Bresh si inserisce a pieno titolo in questo secolare filone musicale ed entra a fare pare di questo ideale album di famiglia. Un caro e prezioso album che contiene le numerose foto dei musicisti Genoani. E fa piacere constatare che la tradizione di omaggi musicali al “Vecchio Balordo” continua decennio dopo decennio, almeno a partire negli anni Trenta, con “Semmo do Zena” di Mario Capello, altro caso che ho ricordato nei Racconti del Grifo, e più precisamente in «Belin O Tenaggia».
Per me, quasi sessantenne, Bresh rappresenta una piacevolissima sorpresa, e un artista che non conoscevo. Così, ho voluto documentarmi un po’. Da Wikipedia apprendo che il vero nome è Andrea Brasi ed è un rapper nato a Genova nel 1996 e cresciuto a Bogliasco, musicalmente impegnato dal 2012, con vari lavori all’attivo: mixtape, singoli e album da studio.
A questo posso aggiungere che, musicalmente, «Guasto d’Amore» è una di quelle canzoni che ha la magia di entrarti in testa alla mattina e accompagnarti per il resto della giornata. Quanto al testo, si è in presenza di splendidi versi che chiudono idealmente l’inizio di una giornata mediterranea, l’inizio di una giornata immaginata da Fabrizio De André: «Ti sveglierai sull’indaco del mattino che la luce ha un piede in terra e l’altro in mare» e alla fine del giorno (aggiungo io) vedrai «Gli stessi colori che cadono nel mare. Quando il sole tramonta senza salutare».
E allora vivissimi complimenti a Bresh. Come ho cercato di spiegare, con «Guasto d’Amore» si inserisce autorevolmente in una tradizione di brani e di musicisti Genoani. Una tradizione fatta di nomi illustri e di titoli che per i tifosi del Grifo ormai sono divenuti degli «evergreen».
Massimo Prati
Note sull’autore
Laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Genova. Specializzazione in Scienze dell’Informazione e della Comunicazione Sociale e Interculturale. Studi Post-Laurea, nel 2004 e nel 2005, presso il Dipartimento di Linguistica dell’Università di Ginevra, nell’ambito del DEA (Diplôme d’Etudes Approfondies) e, nel 2017, al St Clare’s College di Oxford (Teacher of English Language and Literature).
Vive in Svizzera dal 2004, dove lavora per il Dipartimento dell’Istruzione Pubblica del Cantone di Ginevra.
Pubblicazioni: “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, Fratelli Frilli Editori, 2004. “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Nuova Editrice Genovese, 2017. “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019. “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020. Seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova” Urbone Publishing, 2020. Coautore di “Imbarco Immediato. Didattica della Lingua Italiana”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021. “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova”, Urbone Publishing, 2021. “Il Calcio Anni ’70. Primo Volume 1969-1974”, Urbone Publishing, 2022. «Les Suisses Pionniers du Football Italien», Mimésis Éditions France, 2022. Terza edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Urbone Publishing, 2022.
Ha scritto anche numerosi articoli, di carattere sportivo, storico o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “Pianetagenoa1893.net” e “GliEroidelCalcio”.
Prossima uscita editoriale: Massimo Prati, «Il Calcio Anni ‘70. Secondo volume, 1975-1977», Urbone Publishing.