I quasi 400 mila risparmiatori in attesa di una svolta nel caso Eurovita devono essere rimasti delusi dall’annuncio di Governo e IVASS delle ultime ore di commissariare la compagnia. Una decisione che potrebbe comportare l’ennesimo schiaffo ai piccoli risparmiatori dopo l’epilogo del caso delle 4 banche popolari fallite.
Il Ministero dell’Impresa e del Made in Italy, su proposta dell’IVASS, ha infatti disposto l’amministrazione straordinaria di Eurovita Holding e Eurovita, specificando che il provvedimento implica lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e controllo delle società. Nessun dettaglio, invece, sul piano di sistema per dare un futuro al gruppo assicurativo, che colloca i propri prodotti attraverso circa 6.500 promotori finanziari e oltre 1.000 sportelli bancari.
Gli ultimi aggiornamenti
A inizio febbraio era arrivata la gestione provvisoria, con la nomina del commissario Alessandro Santoliquido, che ora è stato confermato nel ruolo di commissario per la gestione straordinaria di entrambe le società. Antonio Blandini è stato nominato presidente, mentre Sandro Panizza e Monica Biccari sono i componenti dei relativi comitati di sorveglianza.
Contestualmente, l’IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni) ha prorogato fino al 30 giugno la sospensione dei riscatti dei contratti di assicurazione e di capitalizzazione stipulati con Eurovita, già disposta lo scorso 6 febbraio con scadenza 31 marzo. Questo tipo di provvedimento è necessario per evitare la corsa ai riscatti e assicurare un ordinato svolgimento delle attività finalizzate al salvataggio.
Gli errori nella gestione
La speranza delle autorità è che i prossimi due mesi siano sufficienti per risolvere la situazione (anche se l’amministrazione straordinaria ha la durata di un anno dalla data di emanazione del decreto), mentre sale il malcontento dei risparmiatori rimasti “imprigionati” nelle difficoltà di Eurovita.
Intanto, c’è chi avanza paragoni con il caso Silicon Valley Bank, l’istituto californiano fallito per quello che la stessa Fed ha definito “un caso da manuale di cattiva gestione”. In quel caso c’è stata la combinazione di due fattori: una gestione inefficace dei rischi di interesse e di liquidità, da un lato, e una corsa “inattesa e devastante” ai depositi non assicurati avvenuta nel giro di 24 ore.
Questo secondo aspetto non si è verificato su Eurovita, proprio per il blocco dei riscatti, ma l’incapacità di gestire il mutato scenario macroeconomico e di politica monetaria è stata centrale nelle difficoltà della compagnia italiana, che risulta anche fortemente sbilanciata verso prodotti di risparmio tradizionali.
Tutto ciò non ha retto all’impennata dei tassi attuata della BCE. Come ha fatto notare Fitch, i tassi di interesse più elevati sono generalmente positivi per gli assicuratori Vita, poiché i premi possono essere investiti a rendimenti più elevati. Tuttavia, un improvviso aumento dei tassi può portare a un aumento dei rimborsi anticipati in quanto i clienti incassano i loro vecchi contratti per reinvestire i proventi in nuovi contratti che offrono rendimenti migliori.
Le ipotesi di salvataggio
Sembra ormai certo che Eurovita verrà messa in sicurezza tramite una soluzione di sistema, che coinvolga quindi le grandi compagnie di assicurazioni, oltre alle banche e alle reti che hanno collocato i prodotti Eurovita (60 i distributori di polizze): da Fineco Bank a Credem, Fideuram e Sparkasse. Le indiscrezioni di stampa parlano anche di un coinvolgimento di Generali e Unipol, che avrebbero però fatto presente alcune riserve, mentre Intesa Sanpaolo appare favorevole al coinvolgimento del maggior numero possibile di soggetti nel progetto.
I soggetti potenzialmente coinvolti nell’operazione sono anche in attesa di capire il fabbisogno di capitale di Eurovita, stimato tra 250-300 milioni di euro per la compagnia, oggi controllata dal fondo di private equity Cinven che era intervenuto con 100 milioni di euro il mese scorso.
Questa posizione è stata ribadita nelle ultime ore anche dall’amministratore delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante, che ha dichiarato: “Aspettiamo delle indicazioni da parte delle istituzioni coinvolte”. “Osservo e leggo che comunque non parliamo di un grandissimo caso: è una compagnia che in totale ha 16 miliardi di polizze – ha aggiunto – Da quel che leggo il gap di capitale non è nemmeno troppo significativo. Credo che non sarà una preoccupazione per il sistema sistemare la questione“.
C’è anche chi avanza scenari più specifici per permettere ai risparmiatori di riavere il loro denaro senza pesanti svalutazioni e senza che siano lasciati nel limbo della procedura. Secondo Antonio Pinto, responsabile del settore prodotti finanziari e assicurativi di Confconsumatori, c’è una formula tecnicamente legittima e che restituirebbe piena fiducia all’intero mercato delle polizze assicurative in Italia: “Se un cliente di Eurovita vuole riscattare la polizza, le banche che hanno distribuito le predette polizze potrebbero liquidare la polizza, ossia pagare al cliente il valore ad oggi della stessa, subentrando integralmente nei diritti del risparmiatore, (oppure, in subordine, acquisendo la polizza in garanzia) cosi prendendola in carico nel proprio bilancio (come posta attiva che compensa quanto liquidato al cliente) e portarla a scadenza. In tal modo si eviterebbero i riscatti massivi perché le polizze andrebbero in mano a soggetti istituzionali che possono attendere qualche anno per realizzare, si eviterebbero le minusvalenze per Eurovita e soprattutto si risolverebbero i problemi dei risparmiatori incolpevoli”.