15 Gen 2023 13:44 – di Lorenza Mariani
Gli eco vandali tornano alla carica. Non sentono ragioni e non rispettano i divieti: perché per loro difendere un principio significa ignorarne e oltraggiarne molti altri. E così, gli ultimi due attivisti di Ultima Generazione hanno imbrattato il basamento dell’opera L.O.V.E. – il dito medio – di Maurizio Cattelan. Sempre usando vernice arancione lavabile. E ancora una volta esponendo lo striscione «stop sussidi al fossile». Insomma, il solito rituale millantato a suon di atti vandalici inferti contro opere d’arte, sede istituzionali, patrimoni della storia e simboli della società firmati da eco-gretini a briglia sciolta…
Gli eco-vandali di “Ultima Generazione” in azione a Milano
Ancora una volta gli eco-vandali di Ultima Generazione sono entrati in azione indisturbati, agendo nella centralissima piazza degli Affari a Milano seguendo il solito schema e riperticando la solita sceneggiatura polemica a corredo dell’iniziativa coreografata. Con tanto di didascalia che recita retorica: «Lo facciamo per mandare un messaggio chiaro. Questo è un luogo simbolo dell’indifferenza rispetto al collasso climatico ed ecologico. Qui si muovono molti soldi che vanno alle industrie del fossile», ha spiegato Leonardo, membro di Ultima Generazione.
L’ultimo sfregio inferto alla scultura di Cattelan in “Piazza Affari”
Non solo. Per chi volesse addirittura vederli in azione, rivela nell’immediatezza degli degli eventi Il Giornale, c’è «un video registrato dall’agenzia AGTW» che «mostra i due attivisti, un ragazzo e una ragazza che, seguiti dal loro videomaker, si avvicinano alla prestigiosa e celebre scultura di Maurizio Cattelan con gli zaini sulle spalle. Dai quali, con tutta calma, estraggono la vernice che viene lanciata contro il basamento del famoso dito. Nel tentativo, fallito, di colpire anche la scultura». e invece, ad essere danneggiate sono le auto in sosta nelle vicinanze della statua, imbrattate di vernice colorata.
L’azione degli eco-vandali scatena la rabbia dei passanti
La rabbia dei passanti si fa sentire. Ma gli attivisti, come detto in apertura non ascoltano ragioni. E armai della solita arroganza, e muniti di slogan superficiali, tentano anche di fornire un barlume di spiegazione ai loro gesti. rivendicando «azioni non violente», (a detta loro). E giustificandosi con l’arrogarsi u diritto d’intervento che i più non gli riconoscono. « Arriva il momento in cui ognuno a bordo deve assumersi la responsabilità del futuro di tutti e noi stiamo vivendo questo punto di rottura”, ha dichiarato Sandro, un altro attivista del movimento».
La resistenza passiva agli agenti intervenuti sul posto
Ma quando arrivano le forze dell’ordine sul posto dell’ultimo agguato, queste ragioni non reggono. Così come non funzione il modello di resistenza passiva di fronte agli agenti che devono portarli via. Costringendo gli agenti a un’opera di convincimento – a differenza di quanto accade negli altri Paesi – e poi a prelevarli e portarli via di peso.