I sostenitori dello sconfitto Bolsonaro hanno preso d’assalto i palazzi del potere proprio come quelli di Trump fecero a Capitol Hill il 6 gennaio 2021
Pur nella sua drammaticità, e il suo esito imprevedibile, la vicenda in corso in Brasile è (purtroppo) fin troppo facile da analizzare. Due giorni dopo il secondo anniversario dell’assalto a Capitol Hill la storia si ripete con una sceneggiatura praticamente identica nella capitale del Brasile. I supporter più facinorosi dell’ex presidente Bolsonaro hanno preso d’assalto i palazzi del potere di Brasilia, nella piazza dove c’è la sede della presidenza ma anche del Congresso e della Corte suprema brasiliana. E così come quel 6 gennaio del 2021 a Washington a occupare e a devastare gli uffici e le aule rappresentative sono manifestanti violenti accomunati dalla contestazione del risultato elettorale che ha visto Bolsonaro battuto da Lula nelle presidenziali di due mesi fa. E e c’è un’altra eclatante similitudine perché Jair Bolsonaro allo stesso modo di Donald Trump due anni fa non ha ancora riconosciuto la vittoria dell’avversario, aprendo la strada a una narrazione alternativa complottista, secondo cui il successo di Lula sarebbe il frutto di brogli e manovre di poteri forti. Un copione ormai noto, ma non per questo meno inquietante, visto che la contestazione sistematica dei fatti quando non sono favorevoli è ormai essa stessa una strategia politica.
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