Ranieri l’aveva già detto per il suo ultimo derby della Lanterna, quando non si può vincere è importante non perdere. E per restare in tema di aforismi semifilosofici, chissà se un albero che cade in una foresta disabitata fa rumore, in fondo non c’é nessuno a sentirlo. Genoa e Cagliari passano un tempo a stare attentissime a non cadere e non fanno minimamente caso agli inquietanti rumori che provengano dagli altri campi, con le vittorie di praticamente tutte le contendenti, salvo la Reggina che è più che caduta, è sprofondata, alla vigilia del match. La Serie A si è allontanata più per il Genoa che per il Cagliari, che in fondo sembrava già destinato-rassegnato ai Playoff, eppure sono i rossoblù più antichi d’Italia, ovviamente declinati in divisa bianco “River Plate” a sorrider maggiormente a fine match. La partita è stata equilibrata, ambedue le compagini hanno qualche rimpianto e di converso hanno tirato qualche grosso sospiro di sollievo.
Gli schieramenti semispeculari
Gilardino prova a fare di necessita virtù, nel senso che mette effettivamente i migliori disponibili al netto delle pesantissime assenze, in una curiosa variazione della formazione che seppur con molta fatica si è imposta con un netto 3-0 sulla pericolante Spal. Si passa perciò dal 4-3-3 a uno schema con 3 centrali, Vogliacco, Bani e Dragusin, Sabelli a destra e Criscito a sinistra, Frendrup a tornare a dare dinamismo alla mediana abbinato a Badelj, Jagiello nel solito ruolo di insolito jolly, Guðmundsson sin troppo libero di fare il fantasista, e Pușcaș centravanti. Canonicamente è un 3-5-2 che nelle intenzioni in fase offensiva dovrebbe diventare un 3-4-3 con Jagiello e Frendrup ad alternarsi nel ruolo di incursore e terzo d’attacco. Per certi versi è 3-4-2-1. Di fatto come sempre nel Genoa 2022-23 del piano tattico sarà soprattutto la parte relativa alla copertura a funzionare.
Anche Ranieri a sorpresa sperimenta un poco: il suo di 3-4-1-2, arroccatissimo, vede l’affettuosamente ricordato ex Goldaniga al centro del terzetto di retroguardia, il più dimenticabile Barreca sulla fascia sinistra, e soprattutto, davanti all’elegante veterano Mancosu e il mediano di qualità Rog, il criticatissimo Lapadula a guidare l’attacco, sempre pronto a mettere in mostra contro il Grifone qualità che sotto le torri del Ferraris non si sono quasi mai viste. Ad affiancarlo da Luanda c’é il 21nne Zito André Sebastião Luvumbo, talento dalle notevoli potenzialità, rapido e forte nello stretto, devastante in campo aperto.
Primo Tempo bloccato
Le premesse potrebbero anch’essere scoppiettanti, ma in realtà nessuna delle contendenti vuole dare fuoco alle polveri. Come una battaglia in cui i condottieri preferiscono riservare l’artiglieria pesante solo nel momento in cui saranno certi potrà valere la definitiva vittoria, ci son tante schermaglie, manovre di disturbo, incursioni accennate e mai condotte a termine. L’ambizione di entrambe è di passare in vantaggio su un piazzato o sulla clamorosa svista del singolo, il fraseggio è soprattutto cautelativo e volto a non lasciare il pallone agli avversari in zone sensibili.
La prima occasione è al 14′ e proviene dalla nuova arma degli uomini di Gilardino, i piazzati: su un angolo una sponda di Dragusin permette a Vogliacco di incocciare di testa da pochi passi, ma non inquadra la porta.
Per un Dragusin che si conferma in grande crescita al 19′ Martinez, eccellente nelle ultime giornate, si “esibisce” in uno di quegli errori che ne avevano caratterizzato le prime uscite, sbaglia il rinvio proprio sui piedi di Lapadula, che però sbaglia il controllo e sciupa la facile occasione. Di conseguenza I 250 valorosissimi trasferitosi in Sardegna nel cuore della settimana e gli altri genoani a casa hanno un non troppo sgradevole déjà vu. La punta italo-peruviana per una volta rincuora i suoi ex tifosi al rivivere i suoi errori quando la retroguardia del Genoa pasticcia nuovamente e lui si rivela del tutto incapace di approfittarne.
Nella prima mezz’ora due squadre solide, persino troppo, granitiche sino a una metaforica immobilità. Tra le due il Genoa ha un netto controllo della quantità del possesso palla, ma per qualità sono egualmente inefficaci.
Nei fazzoletti di terreno si mette in mostra Pușcaș, al 31′ bravo a guadagnarsi abbastanza spazio su un rimpallo per tirare da ottima posizione da poco dentro l’area, molto meno nel concludere, avendo finito per sparacchiare centralmente su Radunovic. Al 42′ su un bel cross teso e quasi rasoterra di Criscito ancora il rumeno conclude a rete, ma trova l’opposizione di Altare.
Ripresa più intensa
Avrebbe potuto rivelarsi fatale per il Vecchio Balordo la caduta di capitan Bani su una carica offensiva del pari ruolo Altare al 38′. Il genoano infatti cade a terra malamente e si fa malissimo alla spalla, forse slogata. Sino alla fine della frazione continua a tenere il campo col consueto autorevole cipiglio, ma negli spogliatoi Gila deve cogitare sull’ennesima sostituzione forzata. In compenso Ranieri passa al più collaudato 3-5-2 arretrando Zappa, togliendo Goldaniga e immettendo il quotato Nandez, nazionale uruguagio con più di 100 presenze coi Quattro Mori e spesso accostato ai grandi club.
Il tecnico di Biella prova a cambiare modulo e a passare alla difesa a 4, inserendo, per Bani, Sturaro. Sembra essere l’errore che la vecchia volpe Ranieri attendeva per intrappolare il suo collega agli esordi. Dal primissimo secondo di rirpresa infatti il Cagliari batte a centrocampo per il lancio lungo, quasi rugbistico, per Lovumbo che sullo scatto approfitta di una clamorosa ingenuità di Sabelli. L’esile terzino spinge infatti il marcantonio della nazionale d’Angola, siamo al limitare dell’area, l’arbitro Valeri concede il rigore, poi riguardando il VAR capisce che il contatto è cominciato fuori dall’area. Giallo per Sabelli.
Son 10 minuti d’inferno per il Vecchio Balordo, è la Sardegna e non la Sicilia, ma deve ballare la tarantella.
Già al 49′ Nandez, al rientro da un lungo infortunio, manda di poco a lato calciando da buona posizione. Al 51′ Lovumbo con un’azione analoga a quella del rigore poi ritratto costringe Vogliacco al fallo e poi all’ammonizione.
Al 55′ l’altro protagonista di questa fase, Nandez, va in gol al termine di un’azione rocambolesca, ma arbitro e guardalinee annullano prontamente tutto. Su un cross dalla destra, rovesciata sbagliata da Lapadula su cui si avventa Mancosu ancora in rovesciata, è un assist per l’uruguagio che schiaccia di testa in porta. C’era però il fuorigioco di Lapadula al principio.
Gilardino prende atto dell’immensa difficoltà in cui sono improvvisamente precipitati i suoi e passa alle contromosse: fuori Jagiello, dentro Haps, arretra e si accentra Criscito e si torna al modulo coi 3 dietro.
Al 59′ sempre Nandez, con un tiro-cross dalla destra, lento ma insidioso a spiovere, costringe Martinez a tuffarsi coi pugno che devia sulla linea di porta.
Valeri infortunato, cambiano arbitro e (casualmente) pure la partita
Al 61′ con l’unico guizzo della sua partita Guðmundsson dipinge un sottile arcobaleno dal limite dell’area, ma Altare, dappertutto sulle occasioni avversarie più pericolose, impedisce al pallone di concludere la traiettoria che sembrava destinata a beffare Radunovic in tuffo.
Un fatto curioso: crampi ai polpacci per l’arbitro Valeri, deve sostituirlo il quarto uomo Monaldi. Lunga fase di pausa per il bizzarro avvicendamento e gli uomini di Gila possono rinfrescare le idee.
Sarà forse un caso, ma negli ultimi 20 minuti è il Genoa ad andare più vicina a spuntarla, e ciò nonostante l’entrata in campo dell’ennesimo ex, giustamente ricordato come pericolosissimo, Leonardo Pavoletti.
Su un calcio d’angolo è Sturaro di testa ad andare a un soffio dal gol, mentre nel finale, combattutissimo ma leale, senza eccessi di agonismo, la sensazione è che basti superare un singolo avversario per andare in porta, con le squadre che finalmente si dilungano nell’esaltazione di poter trovare proprio sul gong il colpo del KO. La verità però è che ci si galvanizza anche a coprire. Pure il recupero è -inevitabilmente- lunghissimo, dopo il tanto tempo perso nel cambio arbitro. Non incidono gli ingressi simultanei di Salcedo e Dragus per Albert e Pușcaș, scomparsi da tempo dal match.
Alla fine va vicinissimo dal vero e proprio Golden Gol -del resto siamo quasi ai Supplementari!- Sabelli, poco prima a rischio espulsione per somma di gialli per un intervento un po’ troppo rude. Riceve al limitare dell’area destra su un lungo lancio, se ne va via con un dribbling elegante e sgusciante, però anticipa troppo il tiro viene rimpallato da Azzi, che si era gettato in scivolata con largo anticipo e poteva essere facilmente superato da un passaggio o da un altro dribbling.
Al triplice fischio sono tutto sommati tutto soddisfatti: 0-0 come nella partita di andata. Ranieri l’aveva già detto per il suo ultimo derby della Lanterna, quando non si può vincere è importante non perdere.
Federico Burlando
Tabellino Cagliari-Genoa 0-0 Serie B 2022-23
CAGLIARI (4-3-1-2): Radunovic; Zappa, Goldaniga (1′ st Nández), Dossena, Altare; Barreca (30′ st Azzi), Makoumbou, Rog (13′ pt Kourfalidis); Mancosu (26′ st Pavoletti); Luvumbo, Lapadula. A disp.: Aresti, Lolic, Azzi, Capradossi, Di Pardo, Obert, Deiola, Kourfalidis, Nandez, Millico, Pavoletti, Prelec. All. Ranieri
GENOA (3-4-2-1): Martinez; Bani (1′ st Sturaro), Dragusin, Vogliacco; Sabelli, Frendrup, Badelj, Criscito; Gudmundsson (35′ st Drăguş), Jagiello (11′ st Haps); Puscas (36′ st Salcedo). A disp.: Agostino, Semper, Czyborra, Haps, Matturro, Lipani, Strootman, Sturaro, Accornero, Dragus, Salcedo, Yalcin. All. Gilardino
Ammoniti: Rog, Drăgușin, Sabelli, Vogliacco, Makoumbou
Recupero: 3′ pt, 8′ st