Un esempio di come una grande azienda, in questo caso Duferco Engineering, riesca a far da catalizzatore e contribuisca alla crescita di un gruppo di pmi e startup per creare innovazione anche con l’aiuto – in questo caso fondamentale – dei bandi pubblici della Regione Liguria.
Da un’idea raccontata per telefono nel 2020 a realtà che è stata varata oggi a Lavagna: ecco il Biim, battello ibrido innovativo modulare realizzato nei Cantieri navali del Tigullio. Due motori diesel e due elettrici che consentono di navigare a 7 nodi in modalità ibrida con il full electric che garantisce zero emissioni con un’autonomia di quattro ore e fino a sei e mezzo se intervengono le fuel cell.
Un progetto ligure che ha coinvolto Names, Costruzioni Navali Tigullio Castagnola, Vulkan Italia, BluEnergy Revolution e i.Mar.s oltre al contributo del Rina per la certificazione e dell’Università di Genova.
«Un progetto complesso – afferma Ezio Palmisani, a.d. di Duferco Engineering – abbiamo fatto da chioccia a startup e aziende giovani. Il bando regionale ha reso il progetto realtà. Ogni società ha dato il proprio contributo».
Il prototipo, del valore di 2 milioni di euro, è stato finanziato al 50% dal bando regionale a fondo perduto dal Por Fesr 2014-2020, di cui l’80% è già stato erogato evitando così le sofferenze di cassa che per le aziende piccole possono essere un problema ancora più grande.
Antonio Mozzini di Duferco Engineering di Genova, che ha coordinato il progetto, spiega: «A inizio 2020 Names, startup innovativa del savonese, e Costruzioni Navali Tigullio Castagnola presentano il progetto a Duferco. Noi accettiamo volentieri il ruolo di coordinatore e successivamente si sono aggregati Vulkan sistemi di trasmissione di Novi Ligure, che per l’occasione ha aperto una sede alla Spezia, I.mar.s, storica azienda disinquinatrice del porto di Savona e BluEnergy Revolution per la parte di propulsione».
Pietro D’Angelo dello studio Names racconta gli aspetti di ricerca per consentire di montare i diversi motori su un’imbarcazione piccola e quindi con problemi di spazio: “Abbiamo creato un modello 3D dello scafo e lavorato sugli allestimenti di bordo non convenzionali tra determinazione del baricentro, lo sviluppo dei pesi, la stabilità del mezzo. Abbiamo anche condotto analisi di rischio e azioni preventive per evitare eventi avversi. Questo progetto farà da apripista per sviluppare la normativa».
La caratteristica dell’imbarcazione è di essere green anche nelle componenti strutturali: sono state sperimentate fibre naturali come spiega il maestro d’ascia Gabriele Maestri: «Costruiamo in legno, facciamo pochi numeri perché il lavoro richiede tanto tempo. Siamo maestri d’ascia 2.0 visto che progettiamo con software e tagliamo con frese a controllo numerico. Abbiamo sostituito la fibra di carbonio con quella di basalto e resine naturali. Non è ancora un prodotto totalmente green, ma siamo sulla buona strada».
Il coinvolgimento di Vulkan arriva nel maggio 2020: «Names ci ha chiesto di studiare un sistema di trasmissione applicabile anche su barche già esistenti – racconta Diego Campisi – grazie al nostro sistema vhd Vulkan hybrid drive abbiamo potuto sviluppare il progetto ed è nata la nuova divisione alla Spezia dove impieghiamo tre persone. A giugno 2022 abbiamo concluso la progettazione e il prototipo è stato presentato al Mets Trade di Amsterdam. I collaudi sono stati realizzati a dicembre nella sede di Vicenza di Vulkan». Il vantaggio apportato da Vulkan è che il sistema si accoppia sulla linea di asse. Il Biim è equipaggiato con due motori elettrici da 30 kW alimentati da batterie al sale 100% riciclabili e da fuel cell alimentate a loro volta da idrogeno, stoccato in serbatoi a idruri metallici.
Il team di Thomas Lamberti di BluEnergy si è occupato appunto di come realizzare la parte legata all’idrogeno: «Gli idruri metallici consentono uno stoccaggio a bassa pressione». Grazie al lavoro sul Biim BluEnergy ha triplicato il numero di persone che ci lavorano, quasi una ventina, avviato altre due startup e brevettato tre sistemi a bordo. Il 70% dei dipendenti arriva da dottorati di ricerca dell’Università di Genova. «L’idea di come stoccare l’idrogeno è nata dopo l’avvio del progetto e non sono mancate le difficoltà» confessa Lamberti. Un altro ostacolo è stato la perdita della concessione da parte di I.mar.s: «Doveva ospitare il Biim in banchina – racconta Mozzini – ma per fortuna abbiamo conosciuto il Consorzio Cinque Terre Navigazione dei Poeti. La modalità di utilizzo, come previsto dal bando, non sarà a scopo di lucro ma puramente dimostrativa; il battello verrà, infatti, impiegato per trasporti interni, ad esempio per gli spostamenti del personale di bordo, e non per fini commerciali».
Difficoltà ci sono state anche per raggiungere la certificazione Rina perché, «nonostante si sentano sempre parole sulla transizione ecologica, la realtà è ben diversa – conferma Palmisani – dobbiamo essere accompagnati dalle istituzioni che devono normare questi processi».
Anche l’assessore regionale allo Sviluppo economico Andrea Benveduti conferma: «La transizione ecologica va bilanciata con quella economica e sociale. Non vanno bene le fughe in avanti. Questo progetto è un buon frutto di ciò che facciamo dei soldi in ricerca e sviluppo. Mette insieme tante esperienze di diversa dimensione, rafforza la filiera della conoscenza e della capacità. La Regione è a disposizione per un upgrade del progetto».