Uno studio dell’Isw fa luce su come le agenzie russe mettano in atto le proprie strategie di disinformazione. L’Italia presa come caso studio, tra annunci apocalittici sul nucleare e volontà di inibire il supporto all’Ucraina. Mikhelidze (Iai) spiega lo stato della propaganda russa nel nostro Paese: “I propagandisti non demordono, ma senza esercitare eccessiva influenza”

L’Institute for the Study of War ha pubblicato oggi un rapporto sulla disinformazione che la Russia sta diffondendo in Occidente. Su Twitter, Nona Mikhelidze, ricercatrice dell’Istituto Affari Internazionali esperta di spazio ex sovietico, ha analizzato in un thread come i vari filoni dello studio dell’Isw sono ripresi in Italia da alcune figure più o meno note, anche parti politiche, contribuendo a diffondere la narrazione strategica del Cremlino.

.@TheStudyofWar ha pubblicato un rapporto sulla disinformazione che la #Russia sta diffondendo in Occidente in questa fase di #guerra. Leggendo sembra che l’Italia è stata usata come caso studio. https://t.co/AxnTEL9oa8 /1

— Nona Mikhelidze (@NonaMikhelidze) February 16, 2023

Nel report, il primo filone narrativo è quello che consiste nell’argomentare sui pericoli derivanti dal rifornire all’Ucraina troppe armi o sistemi d’arma avanzati. L’obiettivo sarebbe inibire il sostegno occidentale a Kiev, mitigare i fallimenti militari russi, ostacolare la capacità ucraina di prepararsi a offensive future.

In secondo luogo, l’idea che l’Ucraina non sia in grado di sconfiggere la Russia a causa delle disparità di potere militari e umane. L’obiettivo qui diventerebbe indurre l’Occidente e l’Ucraina stessa a pensare che qualunque trasferimento di equipaggiamento militare sarebbe irrilevante perché Kiev non sarebbe in grado comunque di resistere a operazioni offensive russe.

Discorso simile è quello sulle armi nucleari russe, utilizzate per disseminare il panico e inibire l’afflusso di armi. Un quarto filone della narrazione russa sui negoziati di pace, mirata a rallentare il supporto esterno all’Ucraina. Esiste poi la questione dei missili a lungo raggio con cui l’Ucraina minaccerebbe il territorio russo. Il Cremlino ha ripreso a insistere sul fatto che le offensive su Bakhmut e Lyman siano eclatanti e potrebbe reintrodurre la narrative di stallo che aveva già utilizzato.

Lo studio dell’Isw spiega in sostanza qual è la narrazione russa sul procedere della guerra: è ancora così forte la presa di questo racconto anche dopo le sconfitte russe, a un anno dall’inizio della guerra? Seminare il panico tra le popolazioni europee (su nucleare, missili a lungo raggio eccetera) funziona ancora?

“I propagandisti non demordono. Ma basta dare un’occhiata anche ai dati che Eupinions ha pubblicato sempre oggi per comprendere che c’è molta speculazione in certe narrazioni e propagande”, risponde Mikhelidze.

Mentre gli ucraini combattono per la loro sopravvivenza e i politici europei si impegnano in solidarietà e offrono aiuti, Eupinions si chiede: con la guerra continua, quanto credono gli europei nella causa in difesa dell’Ucraina?

“In realtà la maggioranza si trova allineata con la posizione transatlantica, ossia di affidare la decisione di negoziare totalmente a Kiev. Il 51% degli Italiani pensa che l’Ucraina possa vincere questa guerra e il 66% considera l’attacco alla Russia come un attacco a tutta Europa”, sottolinea Mikhelidze.

Alla domanda più importante, “Gli ucraini sono stati attaccati e devono difendersi. Pertanto, solo gli ucraini possono decidere quando combattere e quando negoziare”, il 65% degli Italiani è d’accordo. Ossia appoggiano il diritto di autodifesa ucraino.

“Anche da questo sondaggio — spiega l’esperta — si vede che spesso in nome degli italiani, e addirittura a volte in nome degli europei, si continua a speculare su certe cose come la forzatura di un negoziato.