Roma, 10 feb – Il catastrofico bilancio delle vittime del terremoto che ha colpito la Siria e la Turchia meridionale è ormai salito a oltre 22.000. Alcune buone notizie, nell’immane tragedia, sembrano però arrivare dalle rovine del Vicino Oriente. Dopo ben 90 ore, quindi oltre il limite massimo della così detta death-zone annunciata dagli esperti, è stato salvato Hilal Bilgi, un bimbo di soli 10 anni, trovato tra le macerie di un condominio di 7 piani ad Hatay, in Turchia. Sul fronte geopolitico legato alla Siria, invece, finalmente sembra sciogliersi qualcosa nello stretto nodo che ormai da anni strangola il Paese arabo in un embargo internazionale.
Ci volevano 21.000 morti affinchè gli USA ritirassero l’embargo siriano?
Mentre il presidente Bashar al-Assad sta visitando di persona i luoghi distrutti dal sisma, dove le squadre di soccorso stanno lavorando per rimuovere le macerie e soccorrere i sopravvissuti, gli Stati Uniti hanno finalmente emesso una decisione che consente il ritorno delle transazioni finanziarie, relative ai soccorsi, per il terremoto in Siria. Questa apertura di Washington nei confronti di Damasco, però, al momento è stata emessa solo per i prossimi 180 giorni e ad eccezione delle misure coercitive unilaterali imposte al popolo siriano. L’Office of Foreign Assets Control del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, ieri (giovedì) ha dichiarato sul proprio sito web che il ministero ha rilasciato la licenza generale n. 23 per la Siria. Questa direttiva, ora, consentirà per un periodo di soli 180 giorni tutte le transazioni relative ai soccorsi in caso di terremoto che, fino a ieri, era proibito dal regolamento sulle sanzioni occidentali contro lo Stato di Bashar Al Assad.
Un primo segnale, forse, per togliere finalmente le sanzioni occidentali alla Siria
Il ministero americano ha ritenuto che la licenza 23 fornisca il mandato necessario per sostenere i soccorsi immediati in Siria. Oltre però agli aiuti materiali e fisici, la norma straordinaria a stelle e strisce include finalmente anche la possibilità di trasferire fondi per conto di persone di altri paesi verso o dalla Siria, in modo da sostenere le transazioni autorizzate ai sensi di questa licenza generale. Queste misure coercitive occidentali, causano però da molti anni grandi sofferenze al popolo siriano, già piegato da ben 12 anni di guerra contro il terrorismo internazionale, poiché prendono di mira tutti gli aspetti sociali, economici e anche dei servizi sanitari siriani, oggi più che mai al collasso.
L’Europa cosa aspetta?
Da quando nel 2011 i terroristi dell’Isis entrarono in Siria, coadiuvati dalle forze ribelli locali e internazionali, scatenando una devastante guerra che prosegue ancora oggi, l’Unione Europea si accodò frettolosamente agli Stati Uniti nell’imporre pesanti sanzioni contro lo Stato di Assad. Anche l’Italia, inutile dirlo, senza battere ciglio obbedì supinamente agli ordini di Bruxelles e Washinton partecipando all’infame embargo contro la Siria. Un embargo, quello siriano, che è costato la vita già a migliaia di persone, uccisi dagli invasori del terrorismo jihadista, dai continui bombardamenti (tollerati) delle forze israeliane, dalle sofferenti strutture sanitarie private dall’Occidente dei più elementari materiali e, non per ultimo, da una disastrosa crisi economica dovuta proprio alle restrizioni finanziarie imposte da USA ed Ue.
Sia l’Italia la prima a liberare davvero il popolo siriano
Oggi, dopo questa licenza straordinaria emessa dal governo statunitense, sarebbe ora che anche l’Unione Europea ritirasse le vili sanzioni imposte contro la Siria. In tutto questo gioco contorto controllato da Washington, liberatosi dalla gabbia del Pd e dei governi tecnici succeduti, proprio il governo italiano potrebbe scuotere la scatola burocratica della Ue, tornando a dare un forte segnale di apertura e solidarietà verso la Siria. Diciamo “torniamo” perchè, fin dall’antichità, gli italiani sono sempre stati legati a Damasco per caratteri sia culturali che commerciali. Prova ne è anche il fatto che, negli ultimi mesi, alcune missioni archeologiche italiane si sono riunite agli amici siriani nella ricerca e nel restauro di importanti siti, dopo il sisma oggi ancora più a rischio. Ma l’amicizia tra Italia e Siria venne addirittura confermata dall’ex presidente della repubblica, Giorgio Napolitano. Pochi mesi prima dello scoppio del conflitto siriano, nel 2010, il presidente Napolitano si trovava in visita ufficiale a Damasco. In tale occasione l’Italia nominava Cavaliere di Gran Croce “per i suoi impegni per la pace” il presidente siriano Bashar al Assad. Due anni dopo, accodandosi alle logiche internazionali, la Commissione Affari Esteri della Camera cancella l’onorificenza per “indegnità”.
Aiutiamo la Siria a rialzarsi
Appresa la notizia del disastroso terremoto che ha inginocchiato il Vicino Oriente, molte associazioni italiane si sono immediatamente attivate raccogliendo fondi e medicinali per gli straripanti ospedali della Siria. Tra queste, riportiamo la comunità siriana italiana che, in stretta collaborazione con il Fronte europeo per la Siria e i volontari di Sol.Id Onlus, ha dato il via a una grande raccolta fondi per intervenire direttamente nelle zone colpite dal sisma. Per contribuire attivamente alla raccolta fondi in favore delle vittime del devastante terremoto al confine turco siriano è facilissimo: si può effettuare un bonifico tradizionale tramite i servizi bancari o di home banking a IBAN IT-37-H-07601-03200-001016097071 (conto intestato a Ass. Vol. Sol.Id. Onlus).
Andrea Bonazza
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