Quando nel 2018 l’autore di videogiochi Cory Barlog ha rivoluzionato la serie di God of War, insieme al suo folto team di sviluppatori dei Santa Monica Studios, tutti hanno gridato al miracolo. Finalmente questo soft reboot raccontava una storia adulta, che vedeva il ritorno del protagonista Kratos in un viaggio con il figlio Atreus non solo per uccidere l’ennesimo Dio, ma alla riscoperta di sé stesso. Una storia concentrata sul rapporto padre-figlio, con dialoghi scritti magistralmente e una produzione tecnica eccezionale per la console a cui era destinato il gioco, cioè PS4.
Dopo quattro anni arriva God of War Ragnarök, ma il director è cambiato: Eric Williams ha preso il timone di questo nuovo capitolo. È comunque un veterano della serie, si è occupato infatti del design dei combattimenti del primo God of War (2005), di God of War II (2007), ma ha messo le mani anche su God of War III e capitoli successivi.
Visto il successo del suo predecessore, che ha venduto oltre 23 milioni di copie, God of War Ragnarök è un titolo estremamente atteso dagli appassionati, in uscita il 9 novembre su PS4 e PS5. Riesce a introdurre novità sostanziali rispetto al predecessore? È davvero un titolo “next-gen”? Dopo aver provato il gioco per circa due settimane su PlayStation 5, cerchiamo di rispondere anche a queste domande: ecco la nostra recensione.
Dove eravamo rimasti
God of War Ragnarök è il seguito diretto di God of War del 2018, che si era concluso con un grosso colpo di scena che coinvolgeva Atreus, il figlio di Kratos. Ambientato 3 anni dopo quanto visto nel primo capitolo, porta i giocatori di nuovo in una fredda e cupa ambientazione con la mitologia norrena sullo sfondo.
Questa volta però è tutto ghiacciato: è arrivato il cosiddetto Fimbulwinter, un inverno che nella mitologia norrena è destinato a durare per tre estati. Sono stati proprio Kratos e Atreus a scatenare questo lungo inverno, uccidendo nel precedente capitolo Baldur, uno dei figli di Odino, fratellastro di Thor.
In God of War Ragnarök vediamo un Kratos sempre più conservatore, un padre che si preoccupa continuamente dell’incolumità del figlio e vuole continuare ad addestrarlo. Atreus invece, ormai adolescente, vuole continuare a esplorare il mondo e soprattutto la sua vera natura. Tornano personaggi come Freya, madre del defunto Baldur, ormai diventata nemica giurata dei protagonisti.
Ci sono anche tuti i personaggi comprimari già visti in passato come Brok e Sindri, ma soprattutto nuove figure come Tyr, il Dio della guerra norreno, insieme a Odino, che mostra una fisicità molto lontana da quanto visto nei film Marvel.
Ciò che si nota già durante le prime battute è un leggero cambio di tono: certamente anche God of War Ragnarök racconta una storia cupa e ambientata in un mondo magico e pieno di insidie, ma questa volta Kratos è meno silenzioso e il rapporto con il figlio è più aperto e diretto.
Cosa c’è di nuovo?
Il gioco evita ancora una volta, fortunatamente, la formula totalmente a mondo aperto. God of War Ragnarök è quindi una via di mezzo, un gioco di azione e avventura semi-open world con aree piuttosto ampie da esplorare, inframezzato da sezioni più lineari dove proseguire, scontrarsi coi nemici, aprire casse per raccogliere i bottini e vedere la storia dipanarsi senza soluzione di continuità tra parte giocata e narrazione.
Questo seguito apre le porte ai regni che non si potevano esplorare nel primo capitolo, partendo da Svartalfheim, ma subito si nota che il “sapore” è lo stesso. Sia chiaro, le novità in Ragnarök sono presenti eccome sia dal punto di vista tecnico che riguardo i combattimenti, ma la sensazione di meraviglia provata con il titolo uscito nel 2018 questa volta è un po’ smorzata.
Le tecniche registiche usate per narrare la storia però funzionano sempre: le vicende durante le scene di intermezzo sono seguite con una telecamera a spalla che si muove in un continuo piano sequenza attorno ai personaggi, interpretati da attori reali tramite sofisticate tecnologie di motion capture. La recitazione è ottima, così come il doppiaggio in italiano, che permette di immergersi totalmente nella storia.
I combattimenti sono ancora una volta molto fisici, brutali e spettacolari, sia contro i nemici più comuni che con i giganteschi boss.
Kratos questa volta parte direttamente con due armi, sia l’ascia Leviatano che le Lame del Caos, cioè l’arma tradizionale vista nei primi capitoli per PS2. Tra attacchi, schivate e possibilità di lanciare le armi per colpire i nemici in lontananza, i combattimenti di base sono gli stessi di quanto già visto anni fa.
Le aggiunte però riguardano particolari reliquie da equipaggiare per avere dei bonus durante gli scontri, oltre ai due scudi, di cui uno enorme, per parare i colpi durante i violenti combattimenti. La leggera componente RPG gioca ancora una volta un ruolo fondamentale per proseguire l’avventura.
Sia Kratos che Atreus possono trovare risorse per creare equipaggiamenti, acquistare armature o montare rune sulle armi per potenziare la difesa, l’attacco o accedere ad abilità aggiuntive. I punti esperienza conquistati durante i combattimenti permettono invece di accedere a nuove abilità da usare durante gli scontri, premendo determinate combinazioni di tasti.
Tutto è più grande, vario e ricco di possibilità. Atreus può aiutare Kratos durante i combattimenti. Il giocatore può ordinare al giovane di scoccare frecce congelanti e compiere molte altre azioni offensive.
Insomma il gameplay di God of War Ragnarök non è assolutamente una rivoluzione, ma un’evoluzione nel segno dell’abbondanza. E va bene così, probabilmente nessuno si aspettava altro.
Graficamente è un’opera d’arte
La grafica nei videogiochi viene valutata spesso da un mero punto di vista tecnico. God of War Ragnarök però non è solo un videogioco bellissimo dal punto di vista estetico, ma anche e soprattutto nelle scelte di direzione artistica. I protagonisti sono animati egregiamente, con dettagli di vestiario fenomenali. Gli scorci e il colpo d’occhio in alcuni frangenti è mozzafiato, potenziati dalle situazioni epiche a cui viene esposto il giocatore.
Pur essendo un titolo a cavallo tra la generazione PS4 e PS5, è tecnicamente molto avanzato. Propone su PS5 diverse modalità grafiche, che permettono di giocare con una risoluzione in 4K a 30 fps, oppure di diminuire leggermente la qualità grafica per una fluidità dell’azione che può arrivare anche a 40 o addirittura a 120 fps.
Conclusione: ne vale la pena?
La risposta è sì. God of War Ragnarök è un ottimo seguito delle vicende di Kratos e Atreus, che può assicurare fino a 40 ore di gioco per chi vuole completare il gioco al 100%. Un titolo imprescindibile per tutti gli appassionati di avventura, che vogliono godere della massima espressione artistica e maestosità tecnica su PlayStation 5.