Due squadre che hanno scritto la storia del calcio italiano e internazionale. Due presidenti arrivati da poco – chi da qualche anno, chi da pochi mesi – che stanno tentando di inserirsi nella gloriosa tradizione di chi li ha preceduti. Il tutto corredato da decine di milioni di tifosi che ogni giorno si svegliano e sanno che l’amore per la propria squadra non tramonterà mai, nemmeno nei periodi più complicati (e, almeno nell’ultimo decennio, sono stati davvero molto frequenti). E poi ci sono loro: 8 milioni di euro ogni anno.
È questa la cifra che le proprietà di Milan e Inter versano a cadenza regolare nelle casse del comune di Milano per l’affitto dello stadio Giuseppe Meazza, da tutti conosciuto come San Siro. Eretto nel lontano 1926 in uno dei quartieri più a ovest del territorio cittadino, divenuto col tempo uno dei simboli della città più riconosciuti al mondo, è da sempre la casa sia dei rossoneri che dei nerazzurri, che con le loro imprese sportive lo hanno trasformato in un vero e proprio tempio sacro per gli amanti del pallone.
Nuovo San Siro: il progetto approvato dal comune di Milano e la questione del vincolo storico
Eppure, già da qualche tempo hanno iniziato a circolare voci sempre più insistenti che vedrebbero le dirigenze dei due club meneghini intenzionate a traslocare. Se si è arrivati a questo punto è per la mancanza di unità d’intenti tra i molti attori coinvolti nella costruzione del nuovo San Siro. Infatti, il progetto di ristrutturazione e rinnovamento dello stadio è già stato approvato sia dall’amministrazione cittadina guidata dal sindaco Beppe Sala, sia dalla società M-I Stadio srl, la compartecipata delle due squadre che si occupa della gestione dell’impianto.
Dopo mesi di indiscrezioni in questo senso, nel dicembre 2022 entrambi i soggetti hanno convenuto in maniera ufficiale sulla necessità di realizzare un nuovo stadio (superando le proteste dei gruppi ambientalisti e delle associazioni che operano a tutela dell’ambiente) e hanno scelto di comune accordo il progetto presentato dallo studio di architettura Popolus: un po’ per l’entusiasmo generale, un po’ per la maniacale attenzione della stampa (non solo locale) per l’argomento, sta di fatto che il nuovo stadio avrebbe già anche un nome, ossia La Cattedrale.
Problemi per il nuovo San Siro: il piano B del Milan di Gerry Cardinale
Ebbene, proprio ora che si dovrebbe entrare nella fase calda del piano operativo, stanno emergendo diverse problematiche. La prima è di carattere temporale ed era già nota a tutti: il nuovo San Siro non sarà pronto prima del 2026, quando verrebbe inaugurato in concomitanza con l’apertura dei Giochi Olimpici invernali organizzati da Milano e Cortina. La seconda invece è fresca delle ultime settimane e l’opinione pubblica l’ha appresa dalla voce di Vittorio Sgarbi (attuale sottosegretario alla Cultura nel governo di Giorgia Meloni): è lui ad aver dichiarato che “esiste il tema del vincolo storico che tutela il monumento, lo sottoporrò quanto prima alla sovrintendenza di Milano, San Siro non verrà abbattuto“.
E così si addensano le nubi su un viatico che ormai sembrava tracciato. Mentre le due squadre sono alle prese con le difficoltà sul campo e gli scarsi risultati degli ultimi tempi (con tutte le loro partite di Serie A visibili in esclusiva solo su DAZN), in queste ore è il Milan ad aver fatto un passo inatteso: secondo le fonti più vicine al club rossonero, nel caso in cui il progetto di Popolus naufragasse, la proprietà americana guidata dal magnate Gerry Cardinale sarebbe pronta a fare da sola, realizzando un nuovo stadio a Sesto San Giovanni, nel pieno hinterland milanese. Si attendono novità.