Genova. Prima la spaccatura trasversale in occasione delle provinciali di Savona. Poi la ricomparsa di una figura controversa come Claudio Burlando a sostegno di Stefano Bonaccini. In un contesto in cui da tempo si respira aria pesante, complice la triplice rottura tra Pd, M5s e sinistra alle ultime elezioni politiche. Fatto sta che oggi a far apparire ancora più lacerata l’opposizione in Liguria è un post di Ferruccio Sansa che si può riassumere così: “Noi con questo Pd non ci vogliamo stare. Dobbiamo capire se abbia senso dirsi alleati e pensare di fare un percorso insieme”.
Il casus belli è la rielezione di Pierangelo Olivieri a presidente della provincia di Savona, indicato da Giovanni Toti e sostenuto anche dal Pd a livello locale. Una vicenda che ha messo in imbarazzo anzitutto la maggioranza – visto che Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia erano confluiti su un altro candidato – ma che oggi crea malesseri pure sulla sponda opposta. “Noi non c’entriamo niente con questa scelta, non la condividiamo, anzi la avversiamo profondamente”, mette in chiaro Sansa che già nei giorni scorsi aveva gridato all’inciucio.
Quindi la goccia che ha fatto traboccare il vaso: “Ieri il candidato alla segreteria Stefano Bonaccini è venuto in Liguria e tra i suoi sostenitori sono apparsi in prima fila Claudio Burlando, Franco Vazio e Carlo Ruggeri. Hanno tutto il diritto di farlo, per carità. Va bene, anzi, benissimo perché contribuisce a fare chiarezza. E non parliamo delle persone in quanto tali. Ma Burlando, Vazio e Ruggeri per noi rappresentano un passato che noi non rimpiangiamo. Hanno un’idea di politica in cui non c’entriamo niente”, ribadisce l’ex candidato presidente della Regione.
“Sono stati i leader del centrosinistra ligure in una stagione che abbiamo sempre criticato e contrastato con tutte le nostre forze. Una stagione in cui la Liguria ha visto prevalere il partito del cemento. Una stagione in cui governava uno schieramento che aveva imbarcato tutti, da sinistra a destra. Una stagione in cui il centrosinistra si era fatto sistema di potere (partiti, imprese, banche, porto). Esattamente il contrario della politica in cui crediamo e per cui ci battiamo. Loro hanno ovviamente il diritto di tornare a fare politica, ma noi abbiamo altrettanto il diritto di andare per la nostra strada“. E infine un monito che appare come un ultimatum: “Se è questo che vuole tornare a essere il Pd, ne ha tutto il diritto. Buon viaggio. Auguri a tutti. Non saremo alleati, ma durissimi avversari”.
Laconica la replica di Luca Garibaldi, capogruppo del Pd in Regione: “Sansa deve avere solo rispetto per la comunità del Pd che con una processo democratico sta confrontandosi per ricostruire la migliore alternativa progressista alla destra”. Nessun commento, invece, dal Movimento 5 Stelle.
Ma il centrosinistra ligure, superata la fase in cui il “campo progressista” rappresentava una convenienza elettorale, almeno a livello locale, ora rischia di degenerare verso un pericoloso “tutti contro tutti”. I rapporti tra Ferruccio Sansa e una parte dell’opposizione sono piuttosto tesi da qualche mese. La sua decisione di intraprendere lo sciopero della fame per “forzare” l’elezione del garante dei detenuti – poi votato all’unanimità in seduta di bilancio – aveva spiazzato un po’ tutti. Anche perché sul tavolo c’era già un altro nome, quello dell’avvocata Alessandra Ballerini, proposta da Linea Condivisa.
Ed è proprio Gianni Pastorino, rappresentante della sinistra più radicale in Consiglio regionale, a rimproverarlo: “Ferruccio cerca sempre lo scoop, questo atteggiamento mediatico non è comprensibile. Io mi pongo un problema di linea politica e non condivido quello che è avvenuto a Savona: è un pasticcio politico che non mi rappresenta”. Così come non piace l’atteggiamento di chi sta cavalcando l’inchiesta sul Tricapodanno genovese: “Noi dobbiamo battere la destra politicamente, smettiamola di sperare che ci sia sempre un giudice a fare il lavoro sporco”.
A parte questo, però, appare netta anche nel suo caso la divergenza rispetto al Pd: “Se ci saranno manovre per sostituire la maggioranza politica in Liguria, è chiaro che non ci sarà il voto di Linea Condivisa. Se il Pd pensa di costruire con Toti il grande centro, a noi non interessa”, avverte Pastorino. Nel frattempo i dem dovranno affrontare il congresso in una fase in cui il Movimento 5 Stelle sembra interessato a capitalizzare la corsa in solitaria. “Bisognerebbe abbassare i toni e lavorare sui contenuti”, chiosa il consigliere regionale di Linea Condivisa.