Durante il Salone Nautico di Parigi è stato presentato Refiber, un programma realizzato da due società italiane per il riciclo delle imbarcazioni da diporto
Arriva quel momento in cui bisogna liberarsi di un’imbarcazione vecchia. Lo smaltimento, però, nonostante sia un problema spesso trascurato, ha un enorme impatto ambientale. Ad oggi, infatti, in Italia non esiste ancora un modello di riciclo per le imbarcazioni di lunghezza compresa tra i 10 e 24 metri. Per rendere l’idea: negli ultimi dieci anni delle circa 10.000 imbarcazioni cancellate dai registri ufficiali solo una minima percentuale è stata gestita in modo corretto.
Da questa esigenza è nato Refiber, un progetto made in Italy per lo smaltimento delle imbarcazioni fuori servizio. Si tratta di un programma di ricerca sviluppato dalle società Area Science Park e Innovando Srl. Il progetto è stato presentato al recente Salone Nautico di Parigi, una delle più importanti fiere del settore con i suoi 150.000 visitatori e 650 espositori. In questa occasione, le due società italiane hanno studiato una possibile collaborazione con Aper, consorzio francese specializzato nella tutela ambientale.
“Il nostro obiettivo – spiega Marcello Guaiana, presidente di Refiber – è quello di trovare una convergenza tra la nostra iniziativa di ricerca e l’operatività di Aper per per il riciclo dei materiali provenienti dalle demolizioni e per la sostituzione di materiali critici per migliorare la sostenibilità delle imbarcazioni”.
Un hub per il riciclo delle imbarcazioni
Refiber punta a creare un hub che possa concentrare i flussi di materiali derivanti dallo smantellamento degli scafi. Tra questi c’è la vetroresina, un materiale a più strati composto da plastica e vetro, che con il 60% del peso totale rappresenta la frazione più difficile da trattare. Un modello di gestione che il programma sta analizzando è quello dell’EPR-Extended Producer Responsability, che prevede il coinvolgimento di produttori e distributori sensibili alla nautica eco-sostenibile.
La missione di Refiber
Refiber è allineato alla strategia europea dell’economia circolare. L’obiettivo è quindi quello di aumentare il recupero dei rifiuti al 10% entro il 2035. In questa prima fase, il progetto si concentra sulle imbarcazioni da diporto. Gli ideatori, però, non escludono la possibilità di includere anche i natanti di lunghezza inferiore ai 10 metri.
“Nel medio termine – conclude Matilde Cecchi di Area Science Park – si potranno valutare le condizioni ottimali per promuovere e attuare iniziative collaborative e progetti di ricerca finalizzati a sperimentare nuove tecnologie per rendere il settore della nautica più sostenibile”.
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