Roma, 9 gen — Il Vaticano riapre il caso di Emanuela Orlandi. A quasi 40 anni da quel 22 giugno 1983, il promotore della giustizia vaticana Alessandro Diddi congiuntamente alla Gendarmeria hanno preso la decisione di riaprire le indagini su una vicenda che da 40 anni getta un’ombra sulla Santa Sede, snodandosi in un tortuoso sentiero investigativo che ha suggerito ipotesi di qualsiasi genere.
Si riparte da capo, dunque: stando alle prime notizie trapelate in queste ore lo scopo degli inquirenti è di esaminare nuovamente ogni fascicolo, documento, informativa, segnalazione, deposizione. Quarant’anni di documenti da scandagliare, un’impresa ciclopica per fare chiarezza sui mille interrogativi che costellano la vicenda. E chiuderla una volta per tutte. «Siamo contenti dei nuovi accertamenti dell’autorità vaticana. Abbiamo presentato due denunce, la prima nel 2018 e la seconda nel 2019. Non so su quale base abbiano aperto, lo abbiamo appreso dagli organi di stampa. Siamo curiosi di saperne di più anche noi. Reputo che la famiglia Orlandi sarebbe dovuta essere avvisata un po’ prima», così l’avvocatessa Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi.
Si riparte da capo
Si ricomincerà da tutti i dati acquisiti processualmente, approfondendo nuove piste. Un’investigazione a 360° a partire dal pomeriggio in cui Emanuela Orlandi, di soli 15 anni, venne inghiottita nel nulla. La ragazza, figlia del messo pontificio Ercole Orlandi, era uscita di casa per recarsi a lezioni di musica in piazza Sant’Apollinare; quella piazza nella cui omonima basilica si scoprì, anni dopo, che vi era seppellito il boss della banda della Magliana Enrico «Renatino» De Pedis, che stando a vari testimoni sarebbe stato l’esecutore materiale del rapimento «per conto di alti prelati».
Come riporta AdnKronos, l’iniziativa della magistratura vaticana risponde a quella «ricerca della verità e della trasparenza» voluta fortemente da Papa Francesco. La nuova riapertura delle indagini potrebbe fornire dettagli fondamentali anche sulla vicenda della coetanea Mirella Gregori, scomparsa sempre nel 1983.
Aldo Milesi
Ti è piaciuto l’articolo?
Ogni riga che scriviamo è frutto dell’impegno e della passione di una testata che non ha né padrini né padroni.
Il Primato Nazionale è infatti una voce libera e indipendente. Ma libertà e indipendenza hanno un costo.
Aiutaci a proseguire il nostro lavoro attraverso un abbonamento o una donazione.