Il libro di padre Georg Gänswein “Nient’altro che la verità” rischia di far scoppiare un caso in Vaticano. Le anticipazioni sulle memorie del segretario di Papa Benedetto XVI hanno già causato molte discussioni Oltretevere. E portato anche ad appelli per il ritiro del libro in nome di Papa Francesco. Oggi Libero pubblica altre anticipazioni del testo, che sarà in libreria a partire dal 12 gennaio. Il racconto parte dai giorni precedenti il Conclave che ha incoronato Joseph Ratzinger. Ricorda l’autore nel capitolo intitolato “Effimeri pronostici”: «Nell’arco di qualche mese vennero poi alla luce diverse ricostruzioni sugli scrutini, ma ciò che fece più clamore fu il diario di un misterioso cardinale, pubblicato dal vaticanista Lucio Brunelli, che attribuiva a Ratzinger il risultato finale di 84 suffragi su 115 votanti. Personalmente ritengo tuttora che fosse una cifra sottostimata, a giudicare dalla gioia che avevo visto sui volti di quasi tutti i conclavisti e da qualche frase detta a mezza voce da molti di loro quando avevamo avuto occasione di salutarci nei giorni successivi, come anche da altre loro dichiarazioni pubbliche e private di cui sono venuto a conoscenza in seguito».
Nel racconto di Georg c’è anche spazio per l’infortunio del Papa: «Per di più, nel viaggio del 2012 in Messico, il Papa inciampò in un tappetino mentre era in bagno per farsi la barba e cadde di spalle, battendo la testa sul rialzo della cabina della doccia. Non ebbe perdita di conoscenza o problemi particolari, ma furono necessari un paio di punti per suturare la ferita. Nonostante la medicazione il sanguinamento proseguì, al punto da costringere monsignor Guido Marini a non togliergli lo zucchetto, che copriva la garza macchiata, nei momenti in cui la liturgia lo avrebbe richiesto durante la Messa, tant’è che qualcuno pensò che il maestro delle Celebrazioni si fosse distrato! Al rientro in Vaticano, il dottor Polisca fu netto nello sconsigliare un altro viaggio transatlantico, suggerendogli di limitarsi a percorrenze meno impegnative».
Le dimissioni
C’è spazio anche per il racconto delle dimissioni: «L’idea originaria di Benedetto era di comunicare la rinuncia a conclusione dell’udienza alla Curia romana per gli auguri natalizi, fissata quell’anno per il 21 dicembre, indicando come data conclusiva del pontificato il 25 gennaio 2013, festa della conversione di san Paolo. Quando me lo disse, a metà ottobre, replicai: Santo Padre, mi permetta di dirlo, se farà così, quest’anno non si festeggerà il Natale, né in Vaticano né altrove. Sarà come un manto di ghiaccio su un giardino in fioritura. Benedetto comprese le nostre motivazioni e alla fine scelse l’11 febbraio, giorno festivo in Vaticano per l’anniversario dei Patti lateranensi fra l’Italia e la Santa Sede, nel quale era già previsto un Concistoro cosiddetto per l’annuncio di alcune canonizzazioni».
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