La vittoria di Elly Schlein provocherà cambiamenti nel Pd ligure? Un congresso, secondo quanto dichiarato da alcuni esponenti di spicco del partito a margine della conferenza stampa del gruppo regionale Pd sulla sanità, potrebbe essere possibile. Tuttavia non c’è fretta.
Valentina Ghio, l’attuale segretaria del Pd Ligure, è tra i sostenitori di Schlein. Secondo quanto riporta l’agenzia Dire “le dimissioni annunciate sono state di fatto congelate dal lungo congresso nazionale, ma il tema ora torna necessariamente d’attualità. La vittoria di Schlein potrebbe portare gli esponenti di quella che un tempo era la maggioranza orlandiana del partito in Liguria a chiedere alla segretaria di ripensarci e rimanere in carica. La deputata, però, non si espone ufficialmente, si dice a disposizione del bene del partito e si limita a rimandare la palla all’assemblea regionale, nella speranza, però, che non si ripetano i balletti e le frizioni tra le correnti che da anni, dietro alla facciata di segreterie e candidature unitarie, contraddistinguono il Partito democratico in Liguria e non solo”.
Secondo la Dire, se Ghio dovesse confermare l’addio, per la sua successione c’è chi parla dell’attuale segretario provinciale e capogruppo in consiglio comunale a Genova, Simone D’Angelo, chi dell’attuale capogruppo in consiglio regionale, Luca Garibaldi, molto vicino a Ghio. Due nomi che, per forza di cosa, innescherebbero una serie di cambiamenti interni a cascata; due nomi pienamente allineati alla nuova segretaria nazionale. Così come lo sarebbe l’attuale vicepresidente del consiglio regionale ed ex sindaco di Serra Riccò, Armando Sanna, o la sindaca di Rossiglione, Katia Piccardo.
«Ne discuteremo insieme − dice l’ex ministro Andrea Orlando a margine della conferenza del gruppo regionale del Pd sulla Sanità − mi auguro che dopo questo risultato si possa avere un confronto un po’ meno aspro, con meno richieste di rese dei conti e magari con più disponibilità a discutere di ciò che vogliamo fare in prospettiva. Penso che sia il momento di unire».
Orlando è uscito “vincitore” dal confronto interno al Pd: «È sbagliato − risponde – pensare che il voto a Schlein sia stato il voto a Orlando: chi è andato a votare non si è posto minimamente questa domanda. A me farebbe un po’ comodo sostenerlo, ma non credo sia così. Questa è la vittoria di una linea politica, di un’aspirazione al cambiamento. Penso di avere il merito di aver segnalato questa esigenza, ma nulla di più. Non sono io l’artefice di questa vittoria». E sulle possibili sue aspirazioni interne al partito dice: «Io faccio il parlamentare, seguo dossier molto importanti, voglio recuperare un rapporto con il territorio che non ho potuto curare negli anni di governo. Quello che sarà utile fare, lo farò, ma non mi candido a niente. È fisiologico che si crei un gruppo dirigente che generazionalmente e per percorsi sia più vicino a Schlein. L’idea di passare dal ministero a una segreteria del partito la troverei un po’ stravagante. Non ho nessuna particolare ambizione, se non quella di provare a dare una mano a livello nazionale e ricostruire qui, in Liguria, una ripartenza che è assolutamente necessaria».
Anche sul fronte delle possibili alleanze, dopo la vittoria di Schlein, Orlando è chiaro: «Non dobbiamo partire dall’idea di costruire alleanze in astratto, ma dobbiamo pensare di fare battaglie comuni: sul salario minimo, in risposta agli atti più gravi del governo, sulla risposta antifascista come avverrà a Firenze. Elementi che devono avvicinare tutte le opposizioni. Partirei dalle battaglie comuni per verificare se ci sia la possibilità di costruire una piattaforma comune: è il modo più semplice piuttosto che fare ipotesi di accordo costruite su una dimensione astratta, che rischia di non reggere. Certo, un Pd in salute è una forza politica che può lavorare per costruire una coalizione in futuro non in una dimensione di subalternità. L’obiettivo del partito, in questo momento, è capitalizzare la partecipazione delle primarie. Non è un problema di sigle, ma di popolo. Il popolo che ha partecipato alle primarie deve diventare l’elemento da cui il Pd deve ripartire. Abbiamo visto una partecipazione anche anagraficamente interessante, costruendo così la prima vera sfida che ci prepariamo ad affrontare, che sono le elezioni Europee, in cui misureremo complessivamente lo stato di salute del partito, che fino alle primarie aveva dato segni di grande difficoltà».
Luca Garibaldi, capogruppo in consiglio regionale commenta: «Il fatto che il Pd ritorni con una leadership rinnovata è un bene per il centrosinistra, stiamo lavorando dentro e fuori il gruppo per costruire un nuovo campo progressista, costituire un’alternativa più larga. Il Pd può diventare un soggetto attrattivo per tante persone, giovani, donne, militanti. L’elezione di Schlein ha dato una ventata di innovazione e un messaggio al Paese».
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