Il cerchio si stringe ulteriormente ma non è un ancora un cappio che strangola la Sampdoria. Nel segno della finanza creativa, la dirigenza doriana ha partorito altre vie d’uscita per scongiurare una penalizzazione in classifica che sarebbe probabilmente fatale. Qualche milioncino è giunto dalle cessioni di Colley e Sabiri (e dall’anticipato pagamento di Torregrossa da parte del Pisa), altri si otterranno in extremis dalle banche amiche, cui non conviene affatto che il castello doriano si afflosci definitivamente. L’ulteriore gruzzoletto dovrebbe derivare dalla disponibilità dei giocatori di incassare solo la parte fissa degli ingaggi.
Insomma, ci si avvia a sfangarla ancora una volta facendo ricorso ad un raro campionario di equilibrismi contabili. Vero che si rischia solo di prolungare l’agonia societaria, ma non c’è altra via e il problema di fondo risulta solo rinviato. Il Viperetta, intanto, è tornato ad esternare attaccando nuovamente Lanna e invocando la pietà dei tifosi (ma in cambio di cosa?) e l’intervento di Garrone ma senza manifestare alcuna intenzione di favorire un positivo sblocco della vicenda. Lui non deflette: continua ad esigere dal potenziale compratore non solo che gli rilevi il passivo ma pure che gli elargisca una robusta buonuscita, atta a risolvere i suoi problemoni giudiziari extracalcio. Parole al vento, le sue, che finiscono per accrescere l’irritazione di chi soffre a vedere la sua amata Sampdoria piombare sempre più verso il precipizio.
In questo quadro societariamente drammatico la Samp squadra cerca di preparare al meglio un posticipo di campionato che sulla carta offre infinitesimali chances di fare risultato. A quale gavitello aggrapparsi se non la proverbiale pazzia dell’Inter, capace di ridurre alla ragione qualsiasi avversario ma anche di prendere sottogamba certi match apparentemente scontati come quello perso recentemente contro l’Empoli?
Altro la ragione non offre per innaffiare la pianticella della speranza, dato l’enorme divario tra le due rose. Mister Inzaghi, dopo aver festeggiato la comoda vittoria nel derby meneghino di ritorno, è afflitto da un unico invidiabile rovello: come risolvere i numerosi ballottaggi in tutti i reparti? Nessun altro suo collega deve decidere tra Darmian e Dumfries per la fascia destra, tra Gosens e Di Marco per quella mancina, tra il neo recuperato Brozovic e il veterano Mikhitarian per la mediana, tra il colosso Lukaku (avviato passo dopo passo ad una forma accettabile) e Dzeko, miracolo di longevità. Ma il parco riserve di lusso non si ferma agli esclusi di cui sopra e si estende ad ulteriori elementi che altrove sarebbero titolarissimi.
Stankovic, che all’ambiente Inter resta legato anche per questioni familiari, è conscio che in questo lunedì sera lavorativo i pericoli potranno giungere da ogni dove e in specie da un Lautaro Martinez (neo capitano) in forma scoppiettante, da un Barella come al solito generoso e spesso decisivo, dal nuovo idolo Calhanoglu, dalla batteria di difensori che, in occasione di corner e calci fermi, si trasferisce in area avversaria per incornare.
Mister Deki, per contro, ha visto risolto all’origine, suo malgrado, un problema: l’abbondanza. Non ha gli uomini contati, ma poco ci manca ed allora proverà ad incendiare la partita con le legna – più o meno modesta – di cui dispone. Che l’addio di Colley abbia indebolito il reparto difensivo è scontato, e la lacuna emerge ancor più di fronte al probabile forfait di Gunter, afflitto da guai muscolari. Fermo restando l’impiego di Amione e Nuytinck (che a Monza si è concesso qualche svolazzo di troppo), ecco che la scelta del terzo gendarme coinvolge Murillo e Murru, giocatori diversi ma di identica inaffidabilità. Il primo non è mai entrato nelle grazie di Stankovic: manca il feeling, forse anche personale e non solo tecnico. Il secondo non è un centrale ed ha già combinato più di un guaio, in primis quello spaventoso costato in Brianza due punti preziosissimi. Vale la pena insistere su un elemento valido esclusivamente come esterno a tutta fascia?
Anche a centrocampo non si sguazza. Non ci voleva la squalifica di Leris, ora che il francese aveva capito cosa pretende da lui l’allenatore: un forfait pesante, pur senza trascurare le qualità (in specie la freschezza e l’entusiasmo) del giovane Zanoli, il sostituro naturale.
Nella zona di comando ci si affida alla sagacia inarrivabile di Winks, lui sì in grado di rispondere agli interisti con lo stesso linguaggio calcistico: quello dei campioni. La speranza è che le sue gambe girino a pieno regime sino al fischio finale. Una gran mano gliela darà Rincon, che torna tra i titolari per conferire sostanza in copertura. Il suo concorrente Cuisance non è malaccio, ma non dispone della stessa propensione alla guerra.
Come completare l’undici base? L’incarico di rifinire è contesto da Djuricic e Sabiri, entrambi alla ricerca da tempo di un rendimento decoroso. Il primo si accende e si spegne continuamente, ma il suo nome raramente entra nelle azioni più pericolose. Il secondo, rientrato in gruppo dopo l’infortunio, deve dare una risposta alla gente doriana: ha la “testa” per calarsi pienamente nel clima della lotta per la salvezza o ha già trasferito la mente all’avventura in viola, che partirà dal prossimo luglio?
Infine l’attacco. Gabbiadini, fresco doppiettista, non è in discussione e non lo è neppure Lammers, che si è palesato come assist-man ed è atteso a rompere il ghiaccio in veste di goleador. L’ultimo arrivato Jesé Rodriguez è un attaccante esterno cui Stankovic deve ancora trovare una collocazione. Le sue sgroppate, comunque, potrebbero venire utili in corso d’opera e se non altro possono rappresentare una novità.
Il pronostico, a rigor di logica, è chiuso, ma il calcio, scienza inesatta, propina ogni tanto clamorose sorprese. La speranziella esiste, ci mancherebbe, e se si rivelasse mal riposta, pazienza. Basilare sarà non portarsi appresso nuovi guai fisici e squalifiche in prospettiva del fondamentale confronto al Ferraris col Bologna: quello sì da vincere a tutti i costi.
PIERLUIGI GAMBINO