Sanremo. Sul palco dell’Ariston arriva un inno alla libertà con le parole di Pegah Moshir Pour, un’attivista italo-iraniana di 31 anni che nel corso della kermesse ha proposto un monologo con la partecipazione di Drusilla Foer.
Pegah dall’età di 8 anni si è trasferita insieme alla sua famiglia da Teheran, la capitale dell’Iran, alla Basilicata, dove attualmente lavora come consulente per una multinazionale.
«La parola paradiso deriva dal Persiano “Pardis”, giardino perfetto: mi chiedo se esista un giardino forzato? Sì. E’ un posto dovei il regime uccide anche i bambini. Il popolo iraniano sta sacrificando con il sangue il diritto a difendere il proprio paradiso. Vi ringrazio a nome di tutti i ragazzi iraniani perché dimostrate al mondo che la musica è un diritto umano».
Insieme a Drusilla Foer, Pegah ha proposto una melodia con le parole di una canzone che è diventata l’inno della rivoluzione, musicando i tweet dei ragazzi che hanno scritto sulle libertà negate. Una canzone dove si ricorda che in Iran per poter ballare per strada si rischiano 10 anni di prigione, dove è proibito baciare e tenere per mano chi si ama e dove si paga con la vita il desiderio di esprimere la propria femminilità.