Alessia, Infermiera: “a San Giovanni Rotondo gli Infermieri di Triage sono al servizio dei Medici o Professionisti Sanitari indipendenti?”.
Egr. Direttore,
mi chiamo Alessia C. e sono una Infermiera di un noto Pronto Soccorso in provincia di Milano. Sono originaria di San Giovanni Rotondo, città nota per aver ospitato San Pio da Pietrelcina e per ospitare sul suo territorio l’IRRCS “Casa Sollievo della Sofferenza”.
Vi scrivo per raccontarvi quanto accaduto a mia mamma Carmela ricoverata qualche tempo fa al PS della mia città d’origine e di come gli Infermieri hanno gestito o meglio non gestito una paziente complessa come lei.
Nasce tutto da una chiamata alla centrale operativa dell’emergenza-urgenza territoriale e dall’allerta dell’ambulanza del Servizio 118.
Dalla chiamata all’arrivo degli uomini del Servizio 118 sono passati dodici minuti.
Mia mamma è diabetica, insulino-dipendente e quel giorno accusava un forte dolore toracico.
Dopo i primi accertamenti a casa e il velocissimo elettrocardiogramma la mamma è stata immediatamente trasportata a Casa Sollievo. Ed è qui che è iniziato il suo calvario.
Medico, Infermieri e Soccorritori del 118 sono stati fantastici e velocissimi.
All’IRRCS 20 minuti di attesa per tampone e ben 58 minuti per essere presa in consegna dal Medico in fase di triage. E si perché nella mia San Giovanni Rotondo non sono gli Infermieri del PS a prendere in consegna e a gestire nelle prime fasi il paziente, ma i Medici.
Il Medico del 118 (o in sua assenza l’Infermiere) deve dare le consegne al Medico del Pronto Soccorso e solo dopo può essere lasciato libero di andare su altri soccorsi. L’infermiere del PS, in barba ad ogni progresso professionale, non ha alcuna autonomia ed è chiaramente sotto lo scacco del Medico, incapace di vita decisionale e professionale autonoma.
Nella mia città, ma forse è perché al nord siamo avanti anni luce rispetto al sud, mi sono ritrovata a fare un passo indietro nel passato più remoto dell’infermieristica, a quando gli Infermieri agivano secondo un mansionario ed erano agli ordini del Medico di turno. Nel frattempo però la professione dell’infermiere si è evoluta ed è diventata completamente autonoma da quella medica.
Poi mia mamma è stata presa in carico, non aveva nulla di serio, ma è stata comunque ricoverata in cardiologia per accertamenti; ha dovuto attendere ben 12 ore in barella, senza che nessuno si preoccupasse di chiederle alcunché; lei è una signora a modo, abituata a non chiedere mai, al suo posto avrei scatenato l’inferno in quella sala di osservazione.
Ai colleghi di San Giovanni Rotondo voglio solo dire che è giunto il momento di evolversi, di trovare il coraggio di dire ai Medici che devono fare il loro lavoro e di non interferire su quello infermieristico.
Fatelo se non per voi per tutti quei Pazienti che non possono essere soccorsi in tempo perché l’ambulanza della loro città è impegnata/bloccata in Pronto Soccorso per un sì o un no del medico del momento.
Consiglio ai colleghi di San Giovanni Rotondo di guardare questo video e di riflettere sul loro attuale grado di autonomia/dipendenza dalla classe medica:
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Grazie.
Alessia C., infermiera
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