Il lavoro migliore è quello che non si vede, l’esatto contrario della società dell’apparenza social che frustra i tempi. Il pregio del lavoro di Gilardino è certo l’equilibrio, tattico e di spogliatoio, ma è soprattutto nel lento indottrinamento di una forma di mentalità vincente all’interno di un gruppo che, tutto d’un tratto, smise di credere in sé stesso e in Blessin, sadicamente frenante sull’incontestabile applicazione genoana del concetto di corazzata che probabilmente tra i discendenti di Goethe non fa presa come l’equivalente Panzer. Il Genoa di only one year, a tutti i costi, sta costruendo qualcosa di concreto nel vuoto in classifica lasciato dal Frosinone, cui soltanto con l’ausilio delle proprie forze riuscirà nel più grande suicidio calcistico che la storia della Serie B ricordi avendo accumulato un vantaggio di quindici punti sulla zona play off. Un posto in A pare assegnato, il Grifone concorre per il residuo.
Gilardino è un vincente la cui carriera massimale da calciatore parla per lui. E non è mera questione numerica di trofei vinti. Non inganni altresì il profilo anagrafico e la constatazione che sia appena entrato negli “anta”: è l’autorevolezza a dare serietà alle parole, e a chi le pronuncia, e il tecnico ne ha da vendere. É indicativo, ad esempio, che stia gestendo Kevin Strootman, che peraltro stravede per mister Gilardino, con maggiore oculatezza per averlo sano nel periodo cruciale della stagione, ossia a inizio primavera: infatti, l’olandese ha completato quattro delle nove partite di competenza di Primo Violino, meno della metà, quando in precedenza arrivò al novantesimo addirittura sette volte su dieci. A monte di ciò, tuttavia, va persuaso – senza panegirici data la nota intelligenza dell’interlocutore – un ex Nazionale Oranje sul fatto di giocare meno in B: non tutti gli allenatori giovani trovano le parole e l’umiltà per farlo.
Così riemerge il fine concetto di equilibrio, sentimento che talvolta stride con l’impeto della genoanità, cui fa da garante lo stesso Gilardino. «É tutta colpa mia» disse una volta perso a Parma sapendo della parziale incoerenza della propria totale assunzione di responsabilità rispetto all’insipida prestazione dei suoi calciatori. Eppure il parafulmine ha assorbito il colpo della sconfitta e le sferzate dell’impazienza ambientale. Sembra così vecchio questo giovane tecnico, anche quando abbandona di buon passo il terreno di gioco del Ferraris a fronte della quarta vittoria su cinque concedendo la scena alla squadra, alla dirigenza e alla proprietà. Il resto è cronaca: i punti, le tattiche, i moduli. La differenza la fanno uomini come Bani che pur giocando sul dolore ha annullato magistralmente il capocannoniere della Serie B: si chiama generosità, senso del dovere ma, soprattutto, mentalità vincente. Ciò su cui sta lavorando mister Gilardino. In silenzio, senza farsi vedere.