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Genoa, il miglior attacco è la difesa: subito Dragusin e Bani nel finale per il 2-2 – Liguriasport

La Serie B è brutta e il Genoa è un po’ troppo vanesio per specchiarvicisi. Ci prova anche ad arruffarsi le penne il Grifo, alla ricerca dei punti che gli servirebbero per volare in A, ma è una volontà che risponde più all’attitudine di alcuni singoli più grintosi rispetto al resto della rosa. La manovra corale resta troppo riflessiva su sè stessa, e così si fa fatica da una squadra che più da B del Modena non si può. Un tecnico come Tesser che ne ha viste più di un oftalmico, un misto di promesse da realizzarsi o che non ci sono mai riuscite a farle che lottano a tutta forza per uscire dal guado delle loro carriere, e l’ambizione di dare il tormento a qualsiasi squadra passi dal loro Stadio.

Laddove pecca di testa, poco lucida, e di gambe, passo pesante e insicuro, l’undici di Gilardino ha Cuore in abbondanza e sufficienti piedi per portare a casa o risultati necessari per restare in zona promozione. Per il momento basta il sufficiente, ma se non si può eccelere bisognerebbe cominciare ad eccedere per mettere dei punti di scorta da parte in caso di un paio di risultati storti di fila. 

Fonte Genoa CFC.it

Il tecnico di Biella conferma il 4-3-3 che tanto bene ha fatto nel 1° Tempo contro il Palermo, cambiando però Coda con Pușcaș e Boci dal primo minuto, cambio obbligato dalla squalifica di Hefti. Per il resto davanti a Martinez il duo Bani-Dragusin, Sabelli sulla destra, trio di mediana Sturaro, Frendrup e Badelj, Aramu e Albert Guðmundsson dietro la punta rumena.

I Canarini rispondono con il 4-3-2-1, in cui spicca il rampante Cittadini nel cuore della retroguardia, l’ex Samp Poli a centrocampo, Falcinelli e Tremolada a supporto di Strizzolo in attacco.

In uno stadio piccolo e gremito a causa della robusta e festosa rappresentanza dei tifosi rossoblù, e un po’ troppo oberato di tensione a causa della rivalitá tra i supporters delle due compagini, i padroni di casa provano subito a far la partita. Ma è il Genoa a passare giá al 6′, in maniera fortunosa: angolo di Aramu potente sul portiere Gagno, non trattiene, Dragusin insacca. Attimi di perplessità perché sembra sia stato annullato, poi esplode la gioia e il check del Var conferma la validitá.

Fonte Genoa CFC

Sembra che la partita si metta in discesa per il Vecchio Balordo e in effetti ha dopo il vantaggio la mezz’ora più felice di un tardo pomeriggio complesso, da cui solo a gran fatica riuscirá a trarre uno stanco sorriso.

Tremolada al 13′ impensierisce Martinez con un colpo di testa, poi un Albert non ispiratissimo ma comunque capace di lampi, intuizioni e strappi improvvisi di un certo genio al 25′ batte una punizione precisa ma non troppo potente, Gagno respinge in tuffo.
Son 30 minuti in cui i gialloblù sembrano non poter passare nonostante si mostrino più spigliati, e in cui gli uomini più talentuosi di Gila sembrano aver sufficienti spazi per chiuderla con una qualche soluzione personale.

Al 33′ peró cambiano le carte in tavola: rimessa laterale per il Genoa nella propria area, il giovine Boci amministra male il possesso, Tremolada gli sottrae il pallone e serve l’accorrente Poli. Ancora un rimbalzo sfortunato per il Genoa: l’ex Samp infatti perdendo il pallone lo consegna involontariamente a Strizzolo che insacca sotto la propria gradinata da pochi passi.

Al 40′ il più veterano per il più giovane: Criscito per l’acciaccato Boci, sulla fascia sinistra continua una sorta di maledizione biblica. Mimmo peró dará l’ordine e la sicurezza che mancavano al più svelto e inesperto compagno.

Si va negli spogliatoi col Genoa stordito e il Modena che cerca il raddoppio, O Zêna caracolla ma non crolla e arriva alla pausa sulle sue gambe.

Il problema è che alla ripresa l’undici di rossoblù non è molto più lucido e al 55′ arriva la mazzata dell’autogol di Pușcaș: punizione dalla trequarti, batte teso e rasoterra Tremolada, prima di tutti arriva la punta che cercando di prolungare in area infila Martinez.

Il Genoa si getta all’assalto all’arma bianca e anche è una clava se quella che si rivelerá brandire, la nuova disposizione offensiva sembra pagare: subito ammonito per trattenuta Poli, poi al 60′ Guðmundsson l’islandese coi piedi di un brasiliano fa fesso Oukhadda con un numero dei suoi e s’invola verso la porta: atterrato, cartellino rosso, Genoa in 11 contro 10.

È qui comincia paradossalmente la parte più difficile del match per gli ospiti: nonostante la superiorità non sanno minimamente rendersi pericolosi, ed è desolante per una squadra che mira alla promozione diretta ed è comunque 2° in classifica. Non tanto per il fatto in sè -una giornata no puó capitare- ma perché è la costante del Genoa 2022-23.

Un altro fenomeno ricorrente e facilmente osservabile peró è che, come annunciato nella premessa, sempre questo Genoa in un qualche modo riesce a portare a casa la pagnotta che gli permette di alimentare le proprie ambizioni. Così dopo le girandole di cambi che spingono verso la trazione anteriore, con Coda e Güven Yalçın per Sturaro e Puscas, e poi al 82′ Jagiello per Sabelli e Dragus per un estenuato Albert, e le conclusioni a lato di poco di Aramu al 70′ e di Coda al 80′, arriva il pareggio.

La dura legge di Bani: come disfai i miei gol, li rifaccio

Fonte Genoa CFC.it

Al 85′ Coda dal limite mette un pallone morbido per Capitan Bani, che spacca la porta.

Dopo le reti annullate a Palermo e contro il Pisa finalmente il check gli cinvalida un gol dal grande valore emozionale, nonché strategico per la classifica.

La provvisoria enclave modenese della Gradinata Nord spinge furiosamente per la ricerca del terzo gol, Aramu prova a riscattarsi dell’ennesima prestazione deludente con una scoccata poco lontana dal limite al 94′ ma Gagno smanaccia in tuffo e pone fine alla contesa.

Un punto brutto, sporco e cattivo che fa molto morale e un poco classifica, vale quanto perso con la cattiva gestione dei conti. La speranza resta di potersi un giorno specchiare verso tutte queste partitacce e vedere solo i lati positivi. In fondo un pareggio al 85′ è bello quasi una vittoria all’ultimo.

Federico Burlando

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