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Ecuadoriani alle urne, flop del voto online per problemi ai sistemi informatici. La protesta della comunità a Genova: “Diritto non garantito”

Genova – Era la prima volta che gli ecuadoriani che vivono all’estero potevano esprimere il voto, per le elezioni che si tenevano nel loro paese d’origine, telematicamente. Una possibilità che in Italia è stata concessa a chi vive a Roma e a Genova. Uno sforzo che il governo dell’Ecuador aveva fatto per un appuntamento importante con le urne, dato che i cittadini dovevano pronunciarsi pure su otto quesiti referendari fondamentali per temi come giustizia (la proposta di estradizione per chi ha commesso reati legati al crimine organizzato) e Costituzione.

Purtroppo non tutto è andato come nelle previsioni, perché un malfunzionamento informatico ha causato rallentamenti e blocchi della rete. E così dei tredicimila aventi diritto all’ombra della Lanterna avranno votato si e no mille elettori (alla vigilia quelli accreditati erano almeno il doppio, ma fino all’ultimo era possibile registrarsi). Questo ha provocato la protesta degli ecuadoriani genovesi, che tenevano molto a questo appuntamento con le urne: «Intendiamo far valere il diritto di esprimere il nostro voto», si sono lamentati con il Secolo XIX. La votazione si è svolta ieri dalle 9 del mattino alle 19, per rispettare il fuso orario dell’Ecuador. La procedura era pure semplice: bisognava iscriversi a un sito governativo e poi votare Per aiutare i connazionali, quelli più esperti di tecnologia hanno aperto postazioni dove possibile, come per esempio nelle agenzie di viaggio. Ma nonostante la buona volontà, in pochi hanno ricevuto il certificato che attestava la buona riuscita del voto.
I problemi hanno interessato anche Roma, ma pure altri paesi europei come la Francia. «Anche in Ecuador il sistema è andato in tilt – spiegano gli elettori delusi -, questo non è giusto. Ci avevano promesso che votare sarebbe stato semplice anche per noi emigranti, e invece abbiamo soltanto perso tempo. Il governo deve ascoltarci». —

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