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Donne uccise nel Catanese: il killer suicida era in licenza premio, stasera sarebbe dovuto rientrare in carcere ad Augusta

Salvatore «Turi» La Motta, il 63enne che si è suicidato a Riposto dopo aver ucciso due donne, si era presentato alla caserma dei carabinieri, dopo le sparatorie. Aveva bussato al piantone, dicendo di volersi costituire. Era armato e per questa ragione era stato tenuto sotto tiro dai carabinieri che si trovavano sul posto. Sono stati i militari a chiedere più volte all’uomo di abbassare l’arma, ma a un certo punto si è puntato la pistola alla tempia e si è tolto la vita. L’uomo era un «detenuto in semi libertà che stava usufruendo di una licenza premio» e sarebbe dovuto rientrare oggi nel carcere di Augusta, nel Siracusano.

L’omicida è il fratello di Benedetto «Benito» La Motta, condannato a 30 anni di carcere per aver «ordinato» l’omicidio di Dario Chiappone, il 27enne ucciso con sedici coltellate alla gola e al torace a Riposto il 31 ottobre del 2016.

Benedetto La Motta era stato arrestato da militari nel luglio del 2020 nell’ambito di un’inchiesta su un omicidio e indicato come il referente a Riposto della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano. Secondo la Procura distrettuale di Catania, che aveva coordinato le indagini dei carabinieri della compagnia di Giarre del comando provinciale, sarebbe stato lui appunto a «ordinare» l’omicidio di Dario Chiappone. L’inchiesta della Dda di Catania prese ulteriore spunto dall’arresto di Antonino Marino, 78enne di Riposto, noto come «il killer delle carceri», avvenuto il 20 dicembre 2019 per lo stesso assassinio dopo che le sue impronte furono trovate dal Ris di Messina sul luogo del delitto.

A macchiarsi del duplice omicidio stamattina tra le 8,30 e le 10 il fratello Salvatore, 63 anni, detenuto in semilibertà con obbligo di firma in caserma. Gli investigatori ritengono che si sia tolto la vita con la stessa arma con cui ha ucciso le due donne. Secondo quanto si è appreso aveva una relazione extraconiugale con la prima vittima, Carmelina Marino, 48 anni, madre di due figli, assassinata dentro la sua auto, una Suzuki Ignis, sul lungomare Pantano.

Gli inquirenti dovranno stabilire invece il movente, e quindi il legame, con la seconda vittima, Santa Castorina, 50 anni, ferita mortalmente in via Roma, dopo essere scesa dalla sua vettura, una Fiat Panda, sulla quale era rimasto il cagnolino. Sembra ci sia un legame di parentela tra le due donne.

Catanese, due donne uccise a Riposto: i rilievi dei carabinieri

Una mattinata di sangue
Il ritrovamento dei due corpi a un’ora e mezza uno dall’altro fa pensare che il killer conoscesse bene le due vittime e i loro spostamenti. La prima donna uccisa, Carmelina Marino, era nella sua auto vicino al porto turistico, una zona molto frequentata di Riposto. A dare l’allarme alcuni passanti, che hanno visto la donna riversa sul volante. Il sangue sui vestiti della donna hanno fatto scattare l’allarme. Poco dopo, il secondo omicidio, per strada. Santa Castorina, 50 anni, è stata freddata con alcuni colpi di pistola appena scesa dall’auto. Inutili i tentativi di rianimarla. Ora sta agli inquirenti capire il legame tra il killer e le due donne. 

Il testimone

I carabinieri in queste ore stanno ascoltando una persona nella caserma di Riposto. Un uomo che ha assistito certamente al primo omicidio: i militari cercano di capire se si tratta di un testimone involontario o di un faroverriagore di La Motta. Secondo quanto sta emergendo però questo testimone non ha assistito al secondo omicidio.

Le reazioni
Dure le dichiarazioni del sindaco di Riposto, Enzo Caragliano. «E’ un atto deprecabile che non ha alcuna giustificazione. E’ pura follia. Si tratta di un episodio che macchia l’immagine di una cittadina di 15 mila abitanti che non ha mai dato a che dire negli anni. Sicuramente chi ha commesso gli omicidi proviene da un ambiente distorto». 

«Né raptus, né amore. Solo odio criminale. Apprendiamo con rabbia, con dolore, la notizia di un duplice femminicidio e siamo costretti ancora una volta a chiederci se è stato fatto tutto per prevenire questa tragedia». Lo afferma in una nota la segretaria generale della Uil di Catania, Enza Meli. «La nostra provincia è nuovamente colpita da vicino per un duplice delitto che rende più pesante il bilancio di una strage in corso nel nostro Paese – prosegue – rivendichiamo da anni una risposta adeguata dalle istituzioni politiche, ma questa risposta non arriva mentre attendiamo che il Codice Rosso venga adeguato all’emergenza e realizzato in tutte le sue potenzialità».

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