Chiara Gemma, professore ordinario in “Didattica e Pedagogia speciale” presso l’Università di Bari, europarlamentare dal 2019, spiega cosa c’è alla base di Officine Europee, un vero e proprio laboratorio di idee, una fucina in cui attrezzare i ragazzi degli strumenti necessari ad affrontare le sfide che li attendono
È difficile parlare di giovani e futuro senza ragionare per stereotipi. Tutti guardano a loro nutrendo speranze, ma molto, se non tutto, dipende da noi, dal presente che siamo in grado di consegnare. Sento di voler aprire il nuovo anno concentrando la mia attenzione sui giovani, sulle loro attitudini e sulle evoluzioni in atto. Solo qualche giorno fa, in occasione dei discorsi presentati in Parlamento per commemorare la figura di David Sassoli, ho riflettuto su alcune sue considerazioni. Se tra gli obiettivi che perseguo vi è anche quello di fare sentire i giovani più vicini alla casa dell’Europa, non potevo non ripartire dal discorso di insediamento di Sassoli. Mi riferisco nello specifico al suo invito ad accorciare le distanze.
“Parlamento, Consiglio e Commissione devono sentire il dovere di rispondere con più coraggio alle domande dei nostri giovani quando chiedono a gran voce che dobbiamo svegliarci, aprire gli occhi e salvare il pianeta. Mi voglio rivolgere a loro: considerate questo Parlamento come il vostro punto di riferimento. Aiutateci anche voi a essere più coraggiosi per affrontare le sfide del cambiamento”.
Ho scelto questo passo perché raccoglie più principi, il bisogno di amare il nostro pianeta e andare incontro al cambiamento con audacia. Espressioni, queste, che pronunciate con la serietà e al contempo la leggerezza di una figura carismatica e autorevole come Sassoli, non fanno che accrescere il senso del dovere di noi adulti verso i ragazzi. Il suo sorriso rimanga scolpito nelle immagini conservate in Parlamento, tra coloro che hanno occupato gli scranni più significativi, per promuovere e accogliere con fiducia e coscienza il tanto atteso cambiamento.
Il nitore di questo lemma, cambiamento, è nella sua proiezione verso il futuro. E in virtù di ciò, ho ideato Officine Europee, un vero e proprio laboratorio di idee, una fucina in cui attrezzare i ragazzi degli strumenti necessari ad affrontare le sfide che li attendono. Non solo. Officine rappresenta anche uno scambio per apprendere le aspettative che li animano, le idee, i valori, le sane ambizioni, le competenze, i talenti, le diversità o meglio le differenze, la purezza di sguardi, senza barriere. Con Officine mi focalizzo sulla loro energia e sul loro entusiasmo. Parlare, confrontarsi, discutere, ma soprattutto impegnarsi quotidianamente sul presente e sul futuro dei nostri giovani è per me, da sempre, motivo di forte determinazione, di intensa dedizione, di costante ascolto e marcata attenzione verso la loro crescita, in ogni contesto di vita. Lo dico innanzitutto da mamma prima ancora che da docente, pedagogista, ricercatrice ed oggi, nel corso della personale esperienza politico-istituzionale, da euro-parlamentare a Bruxelles.
Il cambiamento di domani passa inevitabilmente dall’eredità di ieri. Il 2022 è stato l’anno europeo dei giovani. La lezione morale che l’anno passato ci affida è, che se la politica vuole davvero incidere sulla crescita dei nostri giovani, deve promuovere una scuola che sappia adottare quella valutazione formativa focalizzata sui volti e sulle emozioni più che sui prodotti cognitivi. Dobbiamo ristabilire un dialogo autentico con i giovani, e per farlo dobbiamo sederci in mezzo a loro. Ecco perché ne ho voluti incontrare tanti nelle scuole dove ho aperto le Officine Europee, intese come luoghi di incontro e confronto in cui costruire una partecipazione attiva e responsabile. È fondamentale ricordare che il successo dell’anno che ci lasciamo alle spalle non dovrebbe essere misurato solo in termini di numero di eventi organizzati o di partecipazione agli stessi, ma anche in termini di meccanismi e politiche messi in atto o promossi al fine di influenzare positivamente la posizione e il ruolo dei giovani all’interno della società. È soprattutto di questo che hanno bisogno i nostri ragazzi.